Obama aveva puntato molto su questa giornata elettorale, spendendo gran parte del suo budget per convincere gli elettori degli stati in cui si votava e ribaltare i sondaggi che lo vedevano sfavorito sia al Nord-Est, operaio e contadino, sia nel Sud-Ovest con grande presenza dei "latinos".
Il cambio di strategia, nonchè di staff, operato da Hillary, sembra avere dato i suoi frutti e Barack deve sorbirsi una amara sconfitta quando già pregustava il dolce sapore della nomination democratica di Denver.
Obama rimane ancora in testa nel computo dei delegati, anche se i conteggi non sono ancora definitivi al momento in cui scrivo, ma il suo trend positivo sembra essersi arrestato ed ora rischia seriamente di non riuscire a superare la soglia di sicurezza e di vedersi sopppiantato dalla scelta dei super-delegati non eletti, ma espressione delle gerarchie di partito.
Ma andiamo ad analizzare il voto: in generale si può dire che Obama stravince nelle città e perde nelle campagne, cosa che era avvenuta già in molti altri stati e che mette in luce le diverse visioni di una America molto disomogenea.
Lo stesso risultato si era avuto anche nelle ultime elezioni presidenziali allorché J.F. Kerry stravinse in molte città , in cui il voto è largamente progressista, ma perse sonoramente nelle piccole città e nelle campagne.
In Texas Obama ha ottenuto il 47% dei consensi a livello nazionale, ma ha trionfato nelle grandi città come Dallas (61%), Houston (57%), Forth Worth (54%) e nella capitale Austin (62%).
La Clinton ha vinto solo a San Antonio (con il 56%) e nella quasi totalità delle contee rurali.
Ancora una volta Hillary ha prevalso in uno stato con grande presenza di elettori latino-americani, che l'avevano sostenuta anche in altre stati importanti come la California e l'Arizona.
In particolare le donne ispaniche hanno dato due terzi delle preferenze alla Clinton, mentre le donne bianche hanno votato al 60% per Obama.
L'ex "First Lady" ha conquistato anche l'Ohio, uno stato del Nord in cui c'è una forte crisi economica nel settore industriale ed un forte disagio sociale, e dunque profondamente diverso dall'opulento Texas.
Anche nel Nord Obama ha conquistato le maggiori città, Cleveland (52%), Cincinnati (62%), Dayton (54%) e la capitale Columbus (56%), ma ha perso in tutte le contee rurali.
Da notare è anche il fatto che mentre nel Texas l'elettorato bianco ha votato prevalentemente per Obama, in Ohio gli uomini e le soprattutto le donne bianche (66%) hanno preferito la signora Clinton.
La vittoria in Ohio è ancora più significativa poiché nessun candidato democratico che abbia perso le primarie in questo stato è mai stato eletto presidente degli USA.
Si è votato anche in due stati minori come il Rhode Island e in Vermont che sono stati conquistati rispettivamente da Obama e da Hillary.
Il numero di delegati forniti da questi stati è però esiguo e quindi il loro risultato non influenza molto la tornata elettorale che può essere catalogata come una grande vittoria per l'ex First Lady.
Secondo i dati del NY Times Obama ha ora 1311 delegati contro i 1211 della Clinton, un vantaggio che potrebbe apparire esiguo, ma che costringe Hillary a vincere in molti stati in cui appare chiaramente sfavorita.
La cosa certa, come ho già ricordato, è che nessuno dei due contendenti riuscirà ad ottenere i 2025 delegati necessari per la certezza della vittoria.
La sfida rimane dunque aperta ed emozionante e lo sarà fino alla convention di Denver.
In casa repubblicana invece, McCain ha raggiunto la matematica certezza della nomination ed anche il suo sfidante, il pastore Huckabee, ha dovuto ammettere la sconfitta e garantire il suo appoggio allo sfidante repubblicano nella corsa alla Casa Bianca di novembre.
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