09 giugno 2019

Le passeggiate di Gaspozzi.


Terzo giorno in montagna per Gaspozzi che brama la prima passeggiatona annuale. 
Ore sette, sveglia. 
Ore sette e zero-cinque, Gaspozzi è già vestito, lavato, mangiato e pronto alla partenza.
Ore nove, finalmente cane e compagna sono pronti alla partenza.
Gaspozzi ha avuto tempo per studiarsi a memoria la carta topografica da Bolzano ad Hanoi e decide di seguire il sentiero 15 fino ad un intrigante laghetto di montagna.
Salita leggera.
Salita ripidina.
Un paio di svolte cannate.
Ore dieci, Gaspozzi e ciurma sono al laghetto.
Gaspozzi agogna già di togliersi le scarpe ed immergere i piedoni nell'acqua gelida quando...
Oh cazzo, il lago è completamente recintato ed irraggiungibile.
Si rimette mano alla carta topografica e si formula il piano B: raggiungere la malga del buon riposo (nome alquanto invitante) a quota 1699, quasi millessette.
Via.
Salita ripida.
Salita ancora più ripida.
Salita improponibile.
Con la morte in faccia, Gaspozzi vede uno spiazzo pianeggiante... la malga del buon riposo (quasi eterno).
Ad accogliere Gaspozzi arriva un orsocane bovarone del bernese, burbero, ma dal cuore d'oro.
Alla malga si ordinano due torte: una panna-cioccolato-amarene e una al grano saraceno e lamponi.
La sorridente cameriera arriva dopo pochi minuti con due fette di quantità sudtirolese, ovvero mezzo chilo l'una.
Gaspozzi ovviamente ingolla quella più salutare, alla panna, giusto per recuperare le calorie perse nelle salite fatte e in quelle da fare nei prossimi sei mesi.
Dopo un viaggetto alla toilette teutonicamente linda, Gaspozzi e soci si rimettono in cammino.
Discesa.
Discesa ripida.
Discesa da free climbing.
Compare finalmente all'orizzonte il santuario della Madonna di Pietralba, Waissenstain per i madrelingua tedeschi.
Torri e cupole a geometria variabile, coronate da una serie di montagne sullo sfondo.
Paesaggio mozzafiato, anche se il fiato di Gaspozzi era già mozzo da un pezzo.
Dopo una breve sosta con bevuta, il nostro eroe prova ad entrare nel santuario.
Appena messo un piede dentro l'uscio, lo sguardo di una vecchia con rosario lo fulmina.
Gli occhi parlano chiaro: "te possino cecatte se disturbi la mia preghiera" o equivalente crucco.
Gaspozzi rimane turbato ed esce immantinente dal santuario, senza poterne ammirare stucchi ed affreschi.
Ore 13, si riparte.
Scalinata.
Discesa.
Cartello che dice: "grotta della Madonna, 10 minuti".
Gaspozzi non può certo perdersi una grotta della Madonna!
Ci si incammina.
Dopo 10 minuti di cammino, un altro cartello con scritto: "grotta della Madonna, 10 minuti".
Ma come?
Gaspozzi è perplesso, ma riparte imperterrito.
Dopo 10 minuti si trova veramente alla grotta della Madonna.
Gaspozzi, per quanto stanco ed irretito, subodora la fregatura.
La grotta non è una grotta e la Madonna non è la Madonna, ma solo una serie di statuette che si guardano a vicenda sotto una tettoia palesemente posticcia.
Gaspozzi maledice i cartelli e chi li ha scritti e poi si rimette in cammino.
Discesa.
Salita.
Pianura.
Discesa.
Sono le 15 e Gaspozzi è tornato alla dolce baita, ingozzandosi di penne al ragù di capriolo appena sgozzato (non è vero!).
Poi, non sapendo come spendere il suo tempo, scrive la sua storia.

27 maggio 2019

Wind of Change

Diciamo la verità, un ignorante, talebano, razzista, omofobo è quello che rappresenta meglio la maggioranza degli italiani. Ci si identificano come se fosse il loro amico del bar.
Non vi è mai successo di discutere con un semi analfabeta, che ha tutte le soluzioni per risolvere qualsiasi problema senza neanche sapere fare una divisione in colonna?
A me sì. E sono tutti salvinisti-pentastellati.
Il problema dell'Italia sembra essere l'immigrazione.
Criminalità organizzata, evasione fiscale, corruzione, ignoranza dilagante, inciviltà, sono solo problemi secondari perché endemici.
Perché italiani.
Non si vorrà mica che la colpa sia degli italiani, se l'Italia va male?
Ci deve essere una Merkel, un Macron, un Soros, i savi di Sion, le inondazioni, le cavallette... insomma qualcun altro a cui dare la colpa per farci sentire migliori.
Prima gli italiani.
Bisogna mettergli paura agli italiani; farli sentire in pericolo. Però poi la difesa viene delegata a loro: "prendi la pistola e difenditi, dice il ministro dell'Interno".
Lo Stato non ha i soldi per difenderti. Non li ha perché coi 200 miliardi stimati di evasione fiscale non può assumere poliziotti e quindi ti dice di cavartela da solo, caro babbeo italopiteco ferromunito.
Intanto gli evasori se la godono nei paradisi fiscali, mentre tu, babbeo, ti senti furbo quando evadi l'IVA sull'otturazione del molare.
Genio italico.
L'Italia è un paese troppo abituato all'assistenzialismo fine a se stesso: dare soldi a pioggia per tamponare le falle nel presente, senza avere alcun orizzonte politico di lungo respiro.
Rimandare i problemi al futuro, ipotecando il futuro stesso delle prossime generazioni.
Abbiamo creato un paese in cui c'è gente andata in pensione a 40 e gente che ci andrà a 70.
Una disoccupazione giovanile dilagante in cui i giovani vengono assunti solo se sottopagati.
I migliori, ovviamente, se ne vanno, lasciandoci i costi per la loro istruzione e dando i benefici a paesi più giusti e lungimiranti.
Il nostro declino è inevitabile in questa situazione.
Intanto chi si oppone ai fascio-babbei si divide: ci sono i "patrioti del No", ovvero quelli che hanno tagliato le gambe a Renzi perché avevano paura della "deriva autoritaria" ed oggi danno la colpa proprio a lui del successo dei salvinisti.
Ci sono quelli che ancora aspettano l'arrivo di Baffone, rimpiangendo i bei tempi in cui l'Armata Rossa invadeva i paesi limitrofi portandovi il "Sol dell'Avvenire".
Ci sono quelli che, dopo vent'anni di antiberlusconismo, vorrebbero vent'anni di antisalvinismo per ritrovarsi tutti insieme appassionatamente come ai tempi di Mastella, Rossi e Turigliatto.
Ci sono anche quelli che amano l'Europa, amano il concetto di sentirsi uniti sotto una bandiera comune.
Di sentirsi tutti fratelli liberi, nell'epoca in cui la comunicazione supera tutte le barriere linguistiche e culturali.
Quelli che pensano di poter competere con giganti come USA e Cina tutti insieme, come una grande entità, non come i 27 nani.
Uniti a combattere per la democrazia, per le libertà individuali, per la creazione del benessere che solo le liberal-democrazie hanno saputo dare ai propri cittadini. Per la difesa dell'ambiente, per il rispetto reciproco, per la civiltà, per la legalità, per la diffusione di scienza e conoscenza.
Io voglio questo: una Europa forte economicamente, ma soprattutto politicamente, che ci faccia sentire tutti fratelli, come ai tempi della caduta del Muro, quando il Wind of Change era di libertà e non di chiusura nazionalistica.
Una utopia? Non lo credo. Per questo voto e voterò sempre.