20 marzo 2008

Alitalia Specchio Fedele dell'Italia!


Sarò monotematico, ma il tema Alitalia mi appassiona visceralmente perché ritengo che la nostra compagnia di bandiera sia lo specchio fedele del nostro paese.

La compagnia è chiaramente malata, direi agonizzante, e le cause di questo male sono note a tutti, ma la cura necessaria per guarirla è molto amara e nessuno sembra intenzionato a volerla iniziare seriamente.

Se questa cura non verrà messa in atto in tempi molto brevi, l'Alitalia è destinata a soccombere in un mesto fallimento.

Uscendo dalla metafora, l'elenco dei mali è semplice:
  • La compagnia perde più di un milione di Euro al giorno e le perdite non potranno più essere appianate dal governo, poiché la Comunità Europea ha stabilito che l'intervento pubblico va contro le regole del libero mercato.
  • I fondi rimasti nelle casse dell'azienda bastano solo per pochi mesi; alcuni dicono che possa arrivare a giugno, altri che fallirà molto prima.
  • Lo scalo di Malpensa costa all'Alitalia ben 200 milioni di Euro annui di perdite.
  • Il personale è nettamente in esubero rispetto alle reali necessità di una azienda che voglia produrre utili, invece di fungere da miniera di posti di lavoro per gli amici dei politici (come quasi tutte le società pubbliche dal dopoguerra ad oggi).
  • La società, così come è oggi, non attrae nessun compratore sano di mente che dovrebbe sborsare molti soldi per accollarsi un buco nero di denaro. La cordata italiana di imprenditori, che qualcuno auspica, è solo una mera utopia dato che gli imprenditori non sono dei "masochisti" (Montezemolo dixit).

La cura è altrettanto semplice, molto dolorosa, ma improrogabile ed è sostanzialmente quella proposta da AirFrance, la quale ha molti interessi strategici nell' acquisizione ed ha quindi esposto chiaramente quali sono i punti su cui intervenire:

  • Riduzione di 2000 unità del personale.
  • Abbandono dello scalo di Malpensa.
  • Riduzione del parco macchine.
  • Chiusura del settore "Cargo", costantemente in perdita da anni.
  • Ricapitalizzazione della società (si parla di 1 miliardo di Euro) e investimenti sullo scalo di Fiumicino, che diventerà uno dei tre Hub della compagnia insieme a Parigi ed Amsterdam.

Il tutto è vincolato dal parere favorevole del prossimo governo, dei sindacati (una galassia infinita di sigle e siglette) e dal ritiro della causa intentata dalla SEA, la società che gestisce Malpensa, verso Alitalia, in cui si chiede una penale di 1,2 miliardi di Euro per non avere mantenuto i patti stipulati con lo scalo lombardo.

Nessuna delle parti chiamate in causa sembra però favorevole al piano proposto da Spinetta, il DG di AirFrance:

-I Sindacati hanno già fatto capire che i tagli di personale previsti sono inaccettabili. Qualcuno dovrebbe però ricordare loro che, se l'azienda arriverà al fallimento, i tagli saranno molto maggiori e questo avverrà in pochi mesi. In caso di commissariamento il taglio dei voli sarà infatti drastico e a perdere il posto saranno anche molti di quelli non compresi nei piani di Airfrance. I sindacati lo sanno bene, ma forse sperano ancora nel solito aiuto di stato che, come già ricordato, questa volta non potrà arrivare. La speranza è l'ultima a morire, ma chi vive di speranze fa spesso una brutta fine!

-La SEA, ha già annunciato che non intende ritirare la causa verso Alitalia nonostante il Tesoro, primo azionista della compagnia di bandiera, abbia foraggiato questa società nell'ultimo decennio con il denaro di tutti i contribuenti italiani. Evidentemente tutto ciò non basta agli pseudo-liberisti attaccati alla mammella pubblica ed ai leghisti, tra cui il presidente della stessa SEA, che non vogliono essere abbandonati da Roma Ladrona.

Il prossimo governo sarà presumibilmente presieduto da uno tra Berlusconi e Veltroni.

-Berlusconi ha già detto un NO categorico al piano di AirFrance, temendo una invasione dell'italico suolo da parte dei barbari Galli. Al contempo ha riformulato un accorato appello a tutti gli imprenditori italiani coraggiosi affinché si formi una cordata che rilevi la società. Il Cavaliere non ha però specificato quali siano i termini di acquisto per cui si dovrebbe formare cotanta cordata: dovrebbero rilevare Alitalia così come è oggi, o nei termini posti da AirFrance, cioè nell'unico modo che possa rendere attraente l'acquisto della società?

Nel primo caso, Berlusconi è un igenuo o un idiota e viene da chiedersi perché non se la compri direttamente lui l'Alitalia, dato che è un imprenditore, che è italiano e che è coraggioso, ovvero i tre requisiti che ha esplicitamente richiesto.

Nel secondo caso non si vede quale sia il vantaggio di avere proprietari italiani invece che francesi, se si esclude il fatto che i francesi sono notoriamente antipatici.

Ricordo ai lettori che l'italianità è stato per anni un valore che ha portato disgrazia a tutti i settori della nostra economia: dalla vendita dell'Alfa Romeo alla FIAT, invece che alla Ford che aveva offerto molti più soldi, fino al caso Fazio-Banca d'Italia che favoriva i suoi amici furbetti.

-Dall'altra parte Veltroni non è stato da meno (nell'idiozia), dichiarando che l'Alitalia può essere ceduta ma che Malpensa ha bisogno di una moratoria che le permetta di trovare vettori alternativi.

Nel caso che Alitalia venisse ceduta ad AirFrance, chi si accollerebbe i costi della moratoria? Io penso che saranno i soliti contribuenti, da Aosta fino a Lampedusa, che usino o meno gli aerei non importa, basta che paghino!

Nel caso che Alitalia non venga ceduta questa moratoria è altrettanto impensabile, visto che la nostra compagnia di bandiera fallirà molto, ma molto, prima che terminino i due, o tre, anni richiesti nella stessa moratoria.

Il caos regna dunque sovrano e visti i veti posti da tutti alla proposta di Spinetta, le probabilità che il malato venga curato sono minime e saremo costretti ad assistere ad una morte dolorosa.

Non sarebbe il peggiore dei mali, visto che altre compagnie aeree, come la Swissair, sono morte e poi risorte dalle loro ceneri.

Il problema è più generale e riguarda la somiglianza del caso Alitalia a quello dell'intero paese.

Un paese i cui problemi sono evidenti e noti a tutti, ma in cui nessuno vuole intrapendere le cure amare ed impopolari, ma necessarie ed improrogabili.

Il destino dell'Alitalia ci predirà probabilmente il futuro della stessa Italia.

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