05 gennaio 2008

Riformare il Cattolicesimo!

Ragionando sul fatto che la stragrande maggioranza di coloro che si professano cattolici vive ignorando (se non apertamente contraddicendo) molti precetti della Chiesa, mi è sorta spontanea una riflessione: perché si pretende di riformare i cattolici invece di riformare il Cattolicesimo?

Mi sembra una vera rivoluzione copernicana che ha dei precedenti storici come quello di Martin Lutero che già nel 1519 (quasi 500 anni fa) rifiutò di riconoscere il "Primato Papale", la "Tradizione della Chiesa" e l'"Infallibilità Conciliare".

La Riforma di Lutero ebbe molto seguito nel Nord dell'Europa, ma purtroppo, alle nostre latitudini, il potere del Papa era talmente forte che si dovette assistere ad una Controriforma i cui effetti ci toccano ancora oggi, nel XXI secolo.

Il Papa pretende che i suoi "sudditi" si adeguino al suo volere, ma non è forse giunta l'ora che i "sudditi" chiedano una riforma che adegui il papato ai loro voleri?

In particolare mi sembrano assolutamente necessari ed improrogabili alcuni cambiamenti che adeguino la Chiesa e la religione ai tempi.

Riforma istituzionale ed elettorale: Il Papa non è altro che un sovrano assoluto che governa a vita ed è eletto a suffragio ristretto da dei "cardinali" che sono a loro volta nominati dai Papi precedenti.
Nel 2008 le monarchie assolute sono rimaste in vigore solo negli stati clericali (ovvero governati secondo precetti religiosi) come emirati, sultanati, e per l'appunto nello Stato Vaticano.
Il Papa è un novello Re Sole che si è autoproclamato infallibile e che pretende di governare i suoi sudditi in tutti gli aspetti della loro vita.
Una riforma istituzionale che introducesse una ventata di novità dovrebbe partire dalla riforma elettorale: perché non si chiede a tutti i cattolici di eleggere il Papa?
Potrebbe essere sollevata la critica sull'impossibilità di far votare tutti i cattolici, e per questo a me basterebbe che fossero i Vescovi ad eleggere la più alta carica della Chiesa.
In questo modo la base elettorale passerebbe da un centinaio di persone ad alcune migliaia, sicuramente più vicine ai reali bisogni delle popolazioni di cui sono i pastori.
Chissà che in questo modo non si possa finalmente avere un Papa africano o sudamericano, invece che il solito rappresentante della vecchia e ricca Europa dove si predica l'astinenza, ma si usano i contraccettivi al contrario di un'Africa in cui i sieropositivi sono ormai decine di milioni.
Magari potremmo avere un Papa che cerchi di salvare queste persone invece di negare una morte indolore a poveri cristi divorati dalla malattia che vengono tenuti in vita solo grazie a macchinari sofisticati ed ultra-costosi, mentre altri cristiani muoiono tutti i giorni per la mancanza di acqua e cibo.

Uguaglianza delle donne: donne cattoliche di tutto il mondo, unitevi! Deve finire il tempo della discriminazione maschilista della Chiesa Cattolica nei vostri confronti.
Se questa discriminazione aveva un senso nel 325, anno del Consiglio di Nicea che ha stabilito i canoni della cristianità, non è più tollerabile nel 2008, dopo quasi 1700 anni in cui le donne si sono emancipate in tutti i campi, sono diventate leader politici, scienziati, sono entrate pure negli eserciti (cosa forse meno positiva), mentre non hanno fatto nessun passo avanti nella gerarchia ecclesiastica.
Non è più tollerabile che una donna non possa spezzare il pane e versare il vino per la sua comunità e debba essere relegata al suo "ruolo peculiare" (Ratzinger dixit) di sottomissione!
Donne ribellatevi!
Entrate in seminario e pretendete di poter esercitare quelle funzioni da cui il maschilismo retrogrado vi ha sempre estromesso!

Celibato dei preti: nella Bibbia il primo ordine che Dio dà agli uomini è crescete e moltiplicatevi. La Chiesa risponde a questo invito con l'astinenza ed il digiuno. Può esistere un controsenso più grossolano di questo?
L'uomo ha degli istinti che non possono essere repressi perché sono innati e sono assolutamente naturali. Perché dunque chiedere ad un pastore, che dovrebbe essere il punto di riferimento del suo gregge, di vivere una vita innaturale?
Perché se la famiglia e la generazione dei figli sono così importanti per i cattolici, si nega questa possibilità proprio a coloro che devono diffondere la dottrina cattolica?
Il controsenso appare veramente inspiegabile!

Dov'è Gesù? leggendo i Vangeli si può chiaramente capire quale sia stato l'insegnamento più grande ed importante di Gesù Cristo: la fratellanza. Tutti siamo figli di Dio e per questo siamo fratelli, dobbiamo aiutare gli altri, amare il nostro prossimo, porgere l'altra guancia a chi ci offende, nutrire gli affamati...
Dove sono finiti questi insegnamenti in una società che ha una sola regola: mors tua, vita mea.
Tutti facciamo a gara per avere più soldi, più potere, più fama.
Non abbiamo scrupoli verso le persone che si frappongono tra noi e queste mete.
Cosa fa la Chiesa? Si preoccupa di vietare l'uso dei profilattici o l'eutanasia mentre il mondo si sta sempre più velocemente allontanando dai valori indicati da Gesù.
Possiamo ancora definirci Cristiani?
Sarebbe bello poter discutere con Gesù e potergli chiedere: è giusto lasciar morire in pace una persona come Welby? E' giusto vietare l'uso del profilattico quando nel mondo ci sono milioni di sieropositivi? E' giusto che una donna non possa dire messa? E' giusto che nel mondo ci siano pochi con straordinarie ricchezze e molti che muoiono di fame?
Ma soprattutto mi piacerebbe chiedergli: la Chiesa che tu hai fondato, diffonde ancora il tuo messaggio?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gaspa,
concordo sull'analisi ma non sulla conclusione, che tu in realtà premetti all'inizio: riformare il Cattolicesimo anziché i cattolici.
Nessuna istituzione si riforma dall'interno spontaneamente, semmai solo quando vi è costretta dagli eventi.
Attualmente le gerarchie si stanno relegando sempre più nell'insignificanza, i precetti che vorrebbero imporre sono regolarmente ignorati da coloro che si professano cattolici.
Se ne accorgeranno col tempo.
Intanto io mi regolo nel seguente modo: non riconosco a Joseph Ratzinger, né a quelli che l'hanno eletto, maggiore autorità morale del primo passante che incontri per strada uscendo la mattina.