30 gennaio 2008

Primarie USA 2008: in Florida vincono Hillary e McCain

Il voto in Florida è stato il primo vero verdetto significativo in queste primarie per le presidenziali americane.

La Florida è uno stato grande, quasi 18 milioni di abitanti, anche se abbastanza atipico nel quadro statunitense.

Dal punto di vista etnico, c'è una forte comunità afro-americana e una forte presenza di ispanici tra cui molti esuli cubani e la presenza di molti bianchi ricchi e anziani che comprano casa nel "sunshine state" (stato del sole) dopo il ritiro dall'attività lavorativa.

La Florida è stata dunque molto importante, anzi determinante, nelle ultime due campagne presidenziali che hanno visto la vittoria di George W. Bush solo dopo la assegnazione dei delegati di questo stato, storicamente diviso a metà tra democratici e repubblicani.

Per questi motivi, la vittoria di Hillary Clinton e di John McCain è significativa, ma difficilmente esportabile a tutto il resto dell'unione.

Certo la Florida ha emesso un chiaro verdetto: Rudy Giuliani, l'ex sindaco di New York, accreditato solo un mese fa con i favori dei pronostici, è fuori.

Rudy ha puntato tutto sulla Florida, ignorando le primarie nei precedenti stati, e la sua sconfitta (solo terzo col 15% dei voti) qui ha decretato la probabile resa.

Difficile capire la strategia elettorale del team di Giuliani, che gli ha fatto perdere gran parte dei consensi in favore dei suoi più diretti concorrenti, McCain e Romney.


I due hanno lottato in maniera serrata, anche se alla fine McCain l'ha spuntata con ben 5 punti di margine, mentre Huckabee è arrivato molto distanziato e dietro anche a Rudy Giuliani.


Voti %
Mc Cain 639.425 36%
Romney 598.152 31%
Giuliani 281.755 15%
Huckabee 259.703 14%

McCain appare dunque in vantaggio soprattutto come tendenza e molto inciderà l'endorsement di Giuliani, che dopo questa batosta probabilmente si ritirerà dalla corsa rimettendo nel piatto i suoi voti.

Se Giuliani si dovesse schierare con McCain, la vittoria di quest'ultimo risulterebbe quasi sicura, mentre tutto si scompiglierebbe nel caso di un appoggio ad un altro candidato.

Manca ancora una settimana al "big tuesday" del 5 febbraio e quindi bisognerà aspettarsi tanti colpi di scena in campo repubblicano.


Tra i democratici, Hillary ha ribaltato il risultato del Sud Carolina vincendo a mani basse con quasi il 50% delle preferenze ed ottenendo più voti della somma dei suoi rivali principali, Edwards e Obama.
Voti %
Clinton 856.944 50%
Obama 568.930 33%
Edwards 248.575 14%

Un successo largo soprattutto tra gli elettori bianchi (53% di consensi sul 66% della base elettorale) e tra gli ispanici che le hanno riservato il 60% delle preferenze.

Obama ha trionfato tra gli afro-americani (73%) che in Florida rappresentano meno del 20% dei votanti alle primarie democratiche.


La vittoria netta di Hillary da un brutto colpo alle speranze di Obama, il quale però non si da assolutamente per vinto almeno fino al giorno del giudizio del 5 febbraio.


Anche tra i democratici, come ho già ricordato, ci si aspetta il colpo di scena, ovvero l'abbandono di John Edwards e la scelta del senatore del Nord Carolina su chi far confluire i suoi consensi.


Un altro endorsement, ovvero quello della famiglia Kennedy, potrebbe essere costato molto ad Obama, soprattutto qui in Florida, dove l'ex presidente assassinato a Dallas, non è mai stato visto di buon occhio, in modo particolare dagli esuli cubani, a causa della sua politica verso Castro (vedi caso dell'invasione alla "Baia dei Porci") .


Altri dati interessanti sono quelli della divisione dell'elettorato in base all'età ed alla educazione:
Obama e Hillary sono infatti alla pari nel segmento che va tra i 18 ed i 44 anni, mentre la Clinton stravince tra i più anziani, soprattutto tra gli ultra-sessantenni (quasi il 60% dei consensi per l'ex first-lady).
La Clinton si impone anche nelle fasce della popolazione meno istruite, mentre Obama è in vantaggio soprattutto tra i laureati.


In definitiva tutto deve essere ancora scritto, ma certo il risultato della Florida decreta che al comando delle corse ci sono due candidati: la Clinton tra i democratici e McCain tra i repubblicani.

Tutti gli altri sono costretti ad una dura rincorsa.



Dati tratti dal New York Times.

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