Da qualche tempo, la politica italiana è diventata una specie di commedia dell'assurdo, una accozzaglia di cabarettisti che farebbero pure ridere se in gioco non ci fossero argomenti tanto delicati come le missioni militari all'estero.
Ormai non c'è più fine al paradosso:
-il governo Prodi non ha alle spalle una maggioranza parlamentare che condivide ed appoggia la sua linea politica.
C'è la politica estera di D'Alema e quella della sinistra radicale dove si annidano i pacifisti "senza se e senza ma".
Il buon Massimo è spesso sgridato, suo malgrado e senza colpa, dai vari ambasciatori, dagli alleati europei e anche dalla stessa amministrazione americana, nella persona di Condy Rice, per i tentennamenti del governo italiano e per le affermazioni degli esponenti della maggioranza che non la pensano neanche come lui.
E' evidente che il governo ha una politica estera, ma la maggioranza ne ha almeno due tra loro inconciliabili.
Questa situazione di empasse ha già portato alla prima crisi di governo ed il voto di ieri del senato è servito ad evidenziare che le fratture interne sono state solo nascoste dal voto di fiducia degli inizi di marzo.
Turigliatto ha infatti votato no, mentre altri due senatori della sinistra radicale hanno abbandonato l'aula.
Il centro-sinistra ha raggiunto quindi soli 155 voti, contro i 158 che sarebbero serviti per arrivare alla "maggioranza politica", a cui vanno aggiunti 4 senatori a vita (Andreotti, Scalfaro, Ciampi e Colombo), i 20 senatori dell'UDC e Lino Jannuzzi, di Forza Italia, il quale ha votato a favore asserendo che non è possibile votare contro un decreto identico a quello realizzato dal governo Berlusconi e che solo pochi giorni fa era passato alla camera anche con i voti della CDL.
-Berlusconi, a forza di spallate al governo, è riuscito a disintegrare la CDL: il commento di Lino Jannuzzi è esaustivo riguardo alla decisione di AN, FI e Lega di non votare il decreto di rifinanziamento delle missioni militari, scelta sbagliata sia dal punto di vista morale, sia da quello della tattica politica.
-L'unico uscito a testa alta è Casini che perlomeno ha mantenuto una certa coerenza e ha rotto definitivamente il rapporto con Berlusconi.
Forse è proprio lui ad aver ragione, dato che questo sistema bipolare ha creato due coalizioni frammentarie e litigiose che non riescono ad accordarsi neanche sui temi fondamentali come la politica estera.
Certo è difficile capire cosa potrà avvenire nel futuro.
Fondamentali saranno i congressi di Margherita e DS: se si riesce a creare il Partito Democratico, magari potrebbe iniziare un vero processo di aggregazione anche nel centro-destra.
Se invece prevaranno le tendenze centrifughe in questi partiti, si potrebbe veramente aprire un spiraglio per un nuovo grande centro che vada da Rutelli fino a Casini, una sorta di "terzo polo".
Nel frattempo Prodi continua la sua navigazione "a vista", sempre attento ai possibili ammutinamenti.
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