Prendo spunto da un articolo di Paolo Belogi, a cui faccio i complimento per il suo nuovo blog, per parlare di riforma della giustizia e di come viene trattato l'argomento in Italia.
Tutti i politici, di destra e di sinistra, affermano di voler riformare la giustizia al fine di renderla più giusta e veloce per la "ggente", ovvero per il popolino che ogni giorno deve scontrarsi con l'inefficienza di uno dei maggiori organi della pubblica amministrazione italiana.
Se la premessa è condivisibile, le riformine fatte finora sembrano andare in tutt'altra direzione; invece di riformare la giustiza per fare gli interessi del popolo, la si riforma per fare gli interessi della casta politica e se ne riparla ciclicamente solo quando un qualche PM si azzarda a mettere il naso negli interessi dei politici e dei loro amici più cari.
Secondo Paolo, e secondo gran parte dei commentatori e dei partiti, la riforma dovrebbe essere "condivisa" per essere efficace e per non essere contro-riformata al primo cambio di maggioranza.
Il paradosso è che se una riforma deve essere "condivisa", essa dovrebbe essere anche "condivisibile", mentre la destra afferma di avere avuto il mandato elettorale per attuare la sua riforma della giustizia.
Delle due una: o si vuole fare una riforma condivisa, o si vuole fare la propria riforma. Fare entrambe le cose appare impossibile!
Il P2L ci faccia capire che riforma vuole fare, altrimenti si rimane sempre a discutere di aria fritta, spostando sul PD delle colpe "a priori" poiché, ad oggi, non c'è alcuna riforma su cui discutere.
Il disegno della destra è chiaro: si vuole solamente creare attrito tra il PD ed il partito di Di Pietro con una campagna mediatica senza precedenti.
Ogni volta che si parla di giustizia, vengono infatti rinfacciate alla sinistra le indagini della magistratura contro Berlusconi ed un presunto giustizialismo, non entrando mai nello specifico e non spiegando agli italiani come mai qualcuno preso in flagranza di reato a corrompere un alto funzionario di una azienda pubblica sua concorrente sia ancora in carica...
In America i casi di corruzione vengono puniti ed ai giornalisti che li scoprono vengono assegnati i premi Pulitzer; in Italia i corruttori vengono resi impunibili ed i giornalisti scomodi vengono emarginati come degli appestati. La differenza tra un sistema liberale ed il sistema italiano appare evidente.
Quando sento Berlusconi parlare di questione morale nel PD, mi verrebbe da dirgli che l'unica differenza tra lui ed il sindaco di Pescara (o qualsiasi altro indagato del PD) è che il nostro Presidente del Consiglio si è auto-immunizzato, mentre i comuni mortali devono farsi giudicare in un processo.
E tralascio il caso Mills, il lodo Mondadori ed altre vicende che dovrebbero far trasalire gli eredi di un partito, l'MSI, di cui non ha mai condiviso le idee, ma di cui ho apprezzato sempre la lotta per la legalità!
In questo periodo sono tornati in auge anche i vetero-craxiani, da Martelli, a Pillitteri, a De Michelis, che arrivano addirittura a rimpiangere i bei tempi delle tangenti ed a gettare fango sull'operato di Di Pietro e dei membri forcaioli del pool di Mani Pulite!
Ma torniamo al tema principale, ovvero alla riforma della giustizia.
Se davvero si volesse fare una riforma che andasse nel senso della efficienza, il P2L potrebbe attuarla con leggi ordinarie e senza l'appoggio dell'opposizione, vista la larga maggioranza di cui dispone alla Camera ed al Senato.
Invece si vuole addirittura riformare la Costituzione, si vogliono spuntare le armi più efficaci di contrasto alla criminalità ed alla corruzione, si vuole, in definitiva, sottomettere il potere giudiziario alla casta politica e per farlo occorre il consenso anche della opposizione.
Quale momento più opportuno, per il P2L, di una bufera giudiziaria sul PD, per ottenere il risultato tanto agognato?
L'unica speranza è che Veltroni si svegli finalmente dal torpore seguito alla sconfitta elettorale di aprile ed intraprenda una linea politica chiara di opposizione al piano "eversivo" (altro che riformista) del P2L.
La speranza è l'ultima a morire!
1 commento:
Al tappone vuole sfruttare quanto stà succedendo per staccare Veltroni da Di Pietro, e per imbavagliare definitivamente la magistratura. Ho notato che mentre i sottoposti del cavaliere sono fiduciosi sul dialogo, egli ogni volta che può ne nega la possibilità. Speriamo che il PD non si faccia infinocchiare.
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