Tony Blair ha recentemente fissato la data delle sue dimissioni al 27 giugno, dopo una carriera politica che l'ha visto diventare primo ministro a soli 44 anni (contro i 70 di Prodi e Berlusconi) e che l'ha visto al timone della seconda potenza mondiale per ben 10 anni con tre elezioni vinte.
Ma chi è stato Tony Blair? E' stato un leader di sinistra, ma di una sinistra moderna, che guarda agli interessi dei lavoratori e dei ceti disagiati senza per questo tarpare le ali all'economia tramite una pressione fiscale esagerata o tramite un apparato statale pachidermico (anzi una delle sue riforme più rilevanti è stato lo snellimento dell'apparato statale britannico).
Blair ha mantenuto gran parte delle riforme tatcheriane, che avevano rilanciato l'economia inglese, cercando allo stesso tempo di eliminare quelle sacche di disagio sociale che le suddette riforme avevano creato.
Dopo dieci anni si può dire che la sua strategia ha funzionato: l'Inghilterra ha l'economia più forte d'Europa, il più alto reddito pro-capite ed è considerato un paese con una ottima vivibilità.
Insomma Blair è stato un esempio per tutti gli aspiranti premier di sinistra, portando avanti una politica di riformismo moderato che ha anteposto l'interesse generale anche agli interessi di parte dei suoi elettori.
In questo modo ha fatto crescere la ricchezza complessiva dello Stato e ha attirato dalla sua parte anche la middle-class, facendo vincere i laburisti in un paese tendenzialmente conservatore come l'Inghilterra.
Blair è stato un politico coraggioso che verrà ricordato a lungo come un vero statista, che sicuramente ha commesso degli errori gravi, ma che ha guidato il suo paese senza incertezze, assumendosi l'onere di decisioni impopolari ed assumendosi pienamente la responsabilità delle sue scelte.
Nel suo discorso di addio, Tony ha ammesso di aver fatto degli errori dicendo:
"E' stato un onore servire questo paese. Con la mano sul cuore posso dire che ho fatto ciò che mi sembrava giusto per il mio paese, mi scuso per le volte che ho fallito"
Parole che, dette da uno con il suo curriculum vitae, testimoniano efficacemente il carattere ed il carisma di quest'uomo.
Il suo successore alla guida del Labour Party, sarà il cancelliere dello scacchiere (il ministro delle finanze), Gordon Brown, delfino di Blair da cui ha preso le distanze solo negli ultimi anni soprattutto sulla conduzione della guerra in Iraq.
Proprio la guerra in Iraq è stata la decisione più controversa di Blair, quella che gli ha attirato le maggiori criitiche dal suo stesso partito e che l'ha fatto dipingere come il cane da guardia del presidente americano Bush.
A tale proposito, Blair ha replicato:
"In Sierra Leone e in Kosovo ho scelto di far intervenire il nostro Paese insieme agli altri.
Poi è accaduto l´imprevedibile, in modo drammatico: l´11 settembre 2001. Ho deciso che saremmo rimasti al fianco del nostro alleato di più vecchia data. L´ho fatto perché ci credevo. Gli siamo stati accanto in Afghanistan e in Iraq, una scelta quest´ultima amaramente controversa. Abbiamo scalzato dal potere Saddam e i suoi figli con relativa facilità, così come i Taliban. Ma da allora le conseguenze, dal terrorismo globale ai suoi sostenitori, sono state dure, incessanti e costose. Per molti non ne è valsa la pena. Ma dobbiamo capire come stanno le cose: i terroristi che ci minacciano qui e in tutto il mondo, non si arrenderanno se noi ci arrendiamo. E´ una prova di volontà e di principi. Non possiamo fallire".
Una scelta che può essere approvata o criticata, ma che Blair continua a sostenere nonostante tutti gli attacchi, entrando di diritto tra i grandi politici che magari promettono lacrime e sangue (cit. di Churchill) ma che portano a compimento ciò che hanno iniziato.
In chiusura vorrei chiedere una cosa a Tony Blair: caro Tony, hai solo 54 anni, sei più giovane ed hai un curriculum vitae migliore di tutti i politici italiani, perché non ti candidi alla guida del nostro paese?
W TONY!
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