24 maggio 2007

Back to Nuke!

Gordon Brown è appena stato indicato da Tony Blair come suo successore alla guida del Labour Party e del governo inglese e non ha perso tempo indicando del linee guida del suo piano energetico e ambientale per la Gran Bretagna:

  1. Contrastare il cambiamento del clima e il riscaldamento terrestre
  2. Ridurre le emissioni di monossido di carbonio
  3. Ridurre il ricorso agli idrocarburi
Per conciliare le tre mete, dando comunque una stabilità energetica al Regno Unito, la soluzione sembra essere quella del ritorno deciso all'energia nucleare.

La Gran Bretagna produce già il 19% del suo fabbisogno di energia grazie alla fissione dell'atomo, ma le sue centrali atomiche sono abbastanza vecchie ed alla fine del loro ciclo vitale (8 dovranno chiudere nel 2008, altre 4 nel 2012).

Così Brown ha proposto un piano per realizzare 8 nuovi impianti di ultima generazione nei prossimi 15 anni, una scelta che Brown stesso definisce "ambientalista".

Insomma è previsto un ritorno in grande stile del nucleare non solo nella perfida albione, ma anche nel resto dell'Europa.

In Germania ci sono 17 reattori. Schroeder ne aveva proposto lo smantellamento entro il 2020, ma Angela Merkel è di parere opposto perché in quel modo non si riuscirebbero a ridurre le emissioni di monossido di carbonio ed il prezzo dell'energia salirebbe bruscamente.

In Francia i reattori sono 59 e arrivano al 78% dell'energia prodotta dall'altra parte delle Alpi, una parte della quale viene esportata proprio in Italia.
Diversi sondaggi dimostrano che i francesi sono favorevoli al nucleare e sono dunque previsti altri nuovi impianti di cui uno entro il 2012.

In Spagna i reattori sono 8 e Zapatero ha dichiarato di voler sospendere la moratoria che ne vieta la costruzione di nuovi, prevedendo una espansione della produzione.

In altri paesi il nucleare è molto usato: in Belgio con l'atomo si produce il 58% dell'energia, in Svezia il 50%, in Finlandia il 29%.

Gli unici paesi che non ne fanno uso sono Austria, Grecia, Danimarca, Irlanda, Portogallo e naturalmente l'Italia.

In Italia infatti, le uniche proposte per diminuire la dipendenza da petrolio e gas sono:
  1. il risparmio energetico
  2. il ritorno all'uso del carbone
Il risparmio energetico è sempre auspicabile anche se in termini economici potrebbe essere un boomerang. Si potrebbe vivere bene anche senza usare i condizionatori d'aria, le lavastoviglie e tanti altri congegni che richiedono energia per essere alimentati, ma certamente non ci si potrebbe attendere sviluppo economico ed occupazione.
Evitare gli sprechi è auspicabile e possibile, ma è sicuramente solo un palliativo.

L'unica proposta che ci viene dall'Enel è quella di riconvertire le centrali termoelettriche all'uso del carbone, ma già alcuni, a cominciare dai Verdi, hanno cominciato a protestare dicendo che il carbone non è il combustibile più pulito al mondo e di certo bruciandolo non si ridurranno i problemi ambientali.

Da noi il nucleare non viene mai neanche menzionato, come se ci fosse un accordo bipartisan per boicottare questa forma di produzione energetica, quasi fosse un tabù.

Come spesso accade in Italia infatti, i problemi più gravi vengono lasciati da parte e trascurati, mentre si perde tempo a parlare di legge elettorale e famiglie gay (temi forse importanti per alcuni, ma non prioritari per la maggioranza della popolazione).

Faccio solamente notare che la nostra produzione energetica si basa soprattutto su gas e petrolio, il cui prezzo è inevitabilmente destinato a salire nel medio termine; l'idroelettrico è in crisi per la carenza di precipitazioni, che stanno diminuendo drasticamente la portata dei fiumi; le fonti rinnovabili (eolico, solare, ecc...) rappresentano ancora una percentuale quasi insignificante della produzione e, per sopperire alle nostre deficienze produttive, siamo costretti a importare anche l'elettricità oltre che i combustibili.

Adesso sta arrivando l'estate e si prevede che sarà molto calda.

Nel 2003 (l'ultima estate veramente torrida) siamo stati sempre con l'acqua alla gola sperando che non si accendessero troppi climatizzatori per non arrivare al black-out totale (che comunque è arrivato a settembre a causa di un albero caduto al confine con la Svizzera).

E' troppo sperare in un vero piano energetico che preveda anche il ritorno al nucleare?

Con questo governo è pura utopia, visto che basta che un Verde o un Turigliatto qualsiasi a far saltare qualsiasi voto al Senato.

Non ci resta dunque che aspettare un altro bel black-out, continuando a bruciare petrolio, gas e carbone (in barba al protocollo di Kyoto che abbiamo firmato), continuando a comprare elettricità dai francesi che hanno diverse centrali atomiche a pochi Km da casa nostra e continuando a lamentarci per il continuo aumento delle bollette!

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