06 febbraio 2008

Super Tuesday: Vince l'Incertezza

Tutti gli osservatori e gli analisti attenti alle primarie americane aspettavano questo super-martedì elettorale per avere una chiara indicazione sui futuri contendenti alle elezioni presidenziali di novembre.

Invece dai dati emersi si evidenzia un solo vincitore, l'assoluta incertezza.


Per quel che riguarda il partito Democratico, il testa a testa tra Hillary e Obama è sempre più aperta dato che la signora Clinton ha trionfato negli stati più grandi ed importanti per numero di delegati (California, New York, Massachussets, Arizona, New Jersey), ma Barack ha conquistato ben 13 stati con maggioranze plebiscitarie (quasi tutti sopra il 60%) vincendo dal midwest (Colorado, Kansas, Missouri), al Nord-Ovest (Idaho, Utah, North Dakota), al Nord operaio (Illinois e Minnesota), al profondo Sud (Atlanta, Alabama) fino al New England (Connecticut).

Ancora una volta le spaccature all'interno del partito si sono evidenziate in maniera esplosiva: i giovani ed i media si schierano con Obama, l'establishment sta con Hillary.

In più si apre una vera questione razziale nelle minoranze: mentre l'elettorato bianco si divide abbastanza uniformemente, gli afro-americani votano Obama, mentre asiatici e ispanici, gruppo molto importante in stati decisivi come il Texas, hanno votato in massa per la Clinton a causa dell'antipatia razziale verso gli afro-americani.

A pesare sulla convention democratica, sarà anche il voto dei delegati non-eletti direttamente dal popolo, ma designati dal partito, i quali, per ora danno la maggioranza virtuale a Hillary Clinton.

Candidati - Totale Delegati Ottenuti - Super Delegati - Totale (2025 necessari per vincere)
Clinton 1029 211 1240
Obama 956 128 1184


Come si può facilmente vedere la corsa è sul filo di lana e probabilmente lo sarà fino all'ultimo voto.


La situazione è ancora più complessa tra i Repubblicani.

Nel Grand Old Party, la corsa sembrava limitata ad una sfida tra il front runner, John McCain, sostenuto anche dal ritirato Rudy Giuliani, e dallo sfidante più accreditato, Mitt Romney.

Dal super tuesday è invece tornata in auge la sfida di Huckabee, che ha preso i voti della destra evangelica del partito che non si riconosce negli altri due candidati.

Huckabee ha conquistato il profondo Sud vincendo in Georgia, Alabama, Tennesse, Arkansas e West Virginia, dove l'elettorato bianco e ultra conservatore ha un peso politico rilevante.

Romney è stata la vera delusione del martedì elettorale ed è riuscito a spuntarla solo nel Nord Ovest (Montana, North Dakota, Minnesota, Colorado, Utah) e in Massachussets.

McCain ha vinto negli stati più importanti (California, New York, Connecticut, Illinois, Missouri, Oklahoma,Arizona, New Jersey) ed ha già raggiunto più della metà dei delegati necessari al raggiungimento della nomination alla convention Repubblicana.

La vittoria è stata però più risicata del previsto e solo il computo dei delegati sta premiando McCain in maniera più che proporzionale alle prefernze ottenute.

Candidati - Totale Delegati Ottenuti (1191 necessari per vincere)
McCain 696
Huckabee 162
Romney 154


In definitiva il ritorno di Huckabee potrebbe favorire proprio McCain poiché l'elettorato più conservatore e di destra, che non sopporta il senatore dell'Arizona, disperde il suo voto tra due candidati invece di focalizzarsi su un solo cavallo, mentre la parte più progressista e centrista sta votando in massa per McCain.

Tutto resta da vedere dato che McCain non è ben visto dall'establishment del partito repubblicano, fino al punto che alcune voci influenti hanno già affermato di votare il candidato democratico piuttosto che il senatore dell'Arizona in un ipotetico scontro per la presidenza.


Tirando le somme di questo super martedì, si può affermare che l'incertezza regna dunque sovrana e dovremo aspettare altri stati chiave, tra cui il Texas, l'Ohio e la Pennsylvania per avere delle indicazioni più chiare su chi vincerà le nomination alla presidenza deglu USA.

2 commenti:

Andrea ha detto...

Ma siamo sicuri che gli Stai Uniti siano pronti per un Presidente "negro"?
N.B. Tono aspro voluto ma non offensivo: provocatorio.

Gaspatcho ha detto...

Non lo so, io spero proprio di si anche perché Obama è nero fuori, ma più bianco del bianco inside!!!

Insomma è un nero abbastanza atipico, sicuramente non come il reverendo Jesse Jackson per intenderci.