Igitur primo pecuniae, deinde imperi cupido crevit: ea quasi materies omnium malorum fuere.
06 settembre 2007
L'Alitalia Affonda!
Non ci voleva un genio per capire che l'asta iniziata dal governo nella scorsa estate per la vendita dell'Alitalia sarebbe stata un fallimento a causa delle troppe condizioni poste dal venditore e della mancanza, tra i contendenti, delle società che avrebbero più interesse ad acquistare la nostra compagnia di bandiera, Air France e Lufthansa su tutte.
E' chiaro che il governo avrebbe voluto vendere a una di queste compagnie ed è altresì chiaro che è impossibile rendere profittevole la nostra azienda senza portare avanti una seria ristrutturazione ed un robusto taglio al personale.
Il governo pensava di ottenere capra e cavoli, ma i potenziali compratori non erano certo degli idioti o dei benefattori e quindi siamo da capo.
Nessuno ha comprato l'Alitalia, si è sprecato un altro anno, ed oggi si riparla di un aumento di capitale che altro non è se un finanziamento dello Stato che rimpingui le casse della compagnia di bandiera.
L'entità di questo aumento dovrebbe essere di almeno 500 MILIONI DI EURO, dato che la compagnia perde almeno 1 MILIONE DI EURO AL GIORNO per 365 giorni all'anno (366 nei bisestili).
Il finanziamento dell'aumento di capitale dovrebbe essere fatto già nella prossima finanziaria e fa parte del PIANO DI SOPRAVVIVENZA formulato dal CdA della società solo pochi giorni addietro.
Il piano industriale continua sulla falsariga dei precedenti, cioè chiede soldi allo Stato e quindi ai contribuenti, ma contiene finalmente delle proposte che vanno nella giusta direzione:
a-Snellimento degli organici (almeno 1.000 su 17.000) e modifica delle regole di impiego del personale.
b-Abbandono dell'HUB di Malpensa e accentramento delle attività sullo scalo di Roma Fiumicino.
c-Riduzione della flotta e abbandono delle tratte meno redditizie.
Questi tre punti sembrano veramente essenziali per ridurre i costi aziendali e per cercare di riportare in attivo (o perlomeno di ridurre il passivo) i conti dell'Alitalia.
Se questo piano fosse approvato, ma già i sindacati, gli amministratori del Nord, e molti altri soggetti sono già sul piede di battaglia, l'Alitalia diventerebbe un boccone più appetibile per gli eventuali acquirenti stranieri e non ci sarebbe più bisogno di sprecare i soldi delle tasse per ripianare i buchi nel suo bilancio.
Dobbiamo tutti comprendere che l'Alitalia è come una nave che sta affondando: si può continuare a pompare l'acqua fuori dalle falle (con le ricapitalizzazioni) oppure si può invertire la rotta e tornare al porto per fare delle riparazioni strutturali.
Nella prima ipotesi, non si potrà andare avanti in eterno, visto anche il pessimo stato dei conti pubblici italiani, e l'ipotesi di un fallimento sarebbe sempre più vicina.
La seconda soluzione sembra più intelligente e consona alle leggi di mercato, ma in Italia non sempre (anzi quasi mai) si fanno le cose più intelligenti.
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