Oggi, 13-1-MMIX, sono ufficialmente iniziati i voli della nuova Alitalia, nata dalle ceneri di CAI, ovvero dalla cordata di imprenditori italiani a cui Berlusconi ha consegnato le chiavi della risanata (dai contribuenti) compagnia di bandiera.
Quel gran genio di Berlusconi è infatti riuscito a far fallire l'accordo di aprile tra il governo Prodi e AirFrance, che prevedeva l'accollo da parte della società francese di tutti i debiti pregressi e l'acquisto della totalità delle azioni per un esborso complessivo di 3 miliardi di Euro.
Per fini puramente elettorali, sbandierando il vessillo dell'italianità, il futuro premio Nobel, che oggi risiede a Palazzo Chigi, ritenne che non si poteva cedere un asset fondamentale del nostro paese ad i nostri più acerrimi concorrenti, i quali, tra l'altro, avrebbero traslocato completamente dall'aeroporto varesino di Malpensa, la perla del Nord.
All'epoca insorsero anche la Lega e tutti i potentati nordici, che vedevano nel trasloco francese a Fiumicino una catastrofe di devastante potenza per l'economia lombarda.
Berlusconi tirò fuori la carta della cordata italiana, che esisteva ovviamente solo nella sua mente eccezionale, e per convincere i suoi grandi amici pseudo-imprenditori a scucire 1 miliardo di Euro per capitalizzare la nuova società, dovette realizzare un piano diabolico: dividere la società in due parti, una sana per i suoi compagni di merende, ed una Bad Company pubblica, cioè gravante sulle spalle di tutti i cittadini italiani, che si accollava i debiti e le passività (pure quelli di AirOne di Toto).
Il piano geniale andò in porto, ma si vide subito che i "presunti imprenditori" di CAI non avevano la benché minima idea di come si gestisse una società aerea, ma decisero, come prima mossa , di riscrivere tutti i contratti di lavoro e di lasciare a casa qualche migliaio di persone.
Dopo il "risanamento finanziario" e lo "smaltimento delle eccedenze" il governo e CAI si misero in cerca di un partner straniero, perché è giusto condividere il divertimento (share the fun).
Il popolo nordico e Berlusconi tentarono di convincere Lufthansa ad entrare nel capitale di Alitalia, ma i tedeschi, che ben conoscono i vizi italici, si sono tenuti alla larga come da un lazzaretto pieno di lebbrosi, mentre l'unica interessata alla partnership è rimasta AirFrance.
Ebbene, ieri è stato siglato l'accordo che prevede l'acquisto del 25% delle azioni della nuova Alitalia da parte dei cugini transalpini per un esborso che dovrebbe aggirarsi sui 250 milioni di Euro, se è vero che la capitalizzazione di CAI era di 1 miliardo.
Insomma i francesi, grazie al nostro "Genio di Arcore" hanno ottenuto ciò che volevano, ovvero dirottare gran parte dei voli internazionali da e verso l'Italia allo Charles De Gaulle di Parigi, spendendo meno di un decimo di quello che avevano preventivato ad aprile (250 milioni contro 3 miliardi).
L'operazione è costata alle tasche dei contribuenti circa 2,5 miliardi di Euro.
L'italianità non esiste perché AirFrance avrà un ruolo fondamentale già oggi ed il vincolo degli imprenditori ex-CAI a mantenere le azioni vale solo 4 anni, dopo di che si sa dove finiranno...
In ultima analisi, Alitalia non ha fatto in tempo a rinascere e già sono tutti scontenti:
Quel gran genio di Berlusconi è infatti riuscito a far fallire l'accordo di aprile tra il governo Prodi e AirFrance, che prevedeva l'accollo da parte della società francese di tutti i debiti pregressi e l'acquisto della totalità delle azioni per un esborso complessivo di 3 miliardi di Euro.
Per fini puramente elettorali, sbandierando il vessillo dell'italianità, il futuro premio Nobel, che oggi risiede a Palazzo Chigi, ritenne che non si poteva cedere un asset fondamentale del nostro paese ad i nostri più acerrimi concorrenti, i quali, tra l'altro, avrebbero traslocato completamente dall'aeroporto varesino di Malpensa, la perla del Nord.
All'epoca insorsero anche la Lega e tutti i potentati nordici, che vedevano nel trasloco francese a Fiumicino una catastrofe di devastante potenza per l'economia lombarda.
Berlusconi tirò fuori la carta della cordata italiana, che esisteva ovviamente solo nella sua mente eccezionale, e per convincere i suoi grandi amici pseudo-imprenditori a scucire 1 miliardo di Euro per capitalizzare la nuova società, dovette realizzare un piano diabolico: dividere la società in due parti, una sana per i suoi compagni di merende, ed una Bad Company pubblica, cioè gravante sulle spalle di tutti i cittadini italiani, che si accollava i debiti e le passività (pure quelli di AirOne di Toto).
Il piano geniale andò in porto, ma si vide subito che i "presunti imprenditori" di CAI non avevano la benché minima idea di come si gestisse una società aerea, ma decisero, come prima mossa , di riscrivere tutti i contratti di lavoro e di lasciare a casa qualche migliaio di persone.
Dopo il "risanamento finanziario" e lo "smaltimento delle eccedenze" il governo e CAI si misero in cerca di un partner straniero, perché è giusto condividere il divertimento (share the fun).
Il popolo nordico e Berlusconi tentarono di convincere Lufthansa ad entrare nel capitale di Alitalia, ma i tedeschi, che ben conoscono i vizi italici, si sono tenuti alla larga come da un lazzaretto pieno di lebbrosi, mentre l'unica interessata alla partnership è rimasta AirFrance.
Ebbene, ieri è stato siglato l'accordo che prevede l'acquisto del 25% delle azioni della nuova Alitalia da parte dei cugini transalpini per un esborso che dovrebbe aggirarsi sui 250 milioni di Euro, se è vero che la capitalizzazione di CAI era di 1 miliardo.
Insomma i francesi, grazie al nostro "Genio di Arcore" hanno ottenuto ciò che volevano, ovvero dirottare gran parte dei voli internazionali da e verso l'Italia allo Charles De Gaulle di Parigi, spendendo meno di un decimo di quello che avevano preventivato ad aprile (250 milioni contro 3 miliardi).
L'operazione è costata alle tasche dei contribuenti circa 2,5 miliardi di Euro.
L'italianità non esiste perché AirFrance avrà un ruolo fondamentale già oggi ed il vincolo degli imprenditori ex-CAI a mantenere le azioni vale solo 4 anni, dopo di che si sa dove finiranno...
In ultima analisi, Alitalia non ha fatto in tempo a rinascere e già sono tutti scontenti:
- Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ed il presidente della Lombardia, Formigoni, sono sul piede di guerra perché Malpensa perderà gran parte della sua importanza dato che, presumibilmente, gli hub saranno Roma, Amsterdam e Parigi.
- I leghisti dicono apertamente che, se si voleva fare una alleanza con i francesi, sarebbe stato meglio vendere alle condizioni proposte da Prodi.
- I sindacati sono sempre sul piede di guerra, ma questa non è una novità.
- I 40.000 azionisti della vecchia Alitalia sono rimasti con della carta straccia.
- Il PD... Boh ormai non si hanno più tracce del PD.
D'altronde da un "brain storming" di gente come Tremonti e Berlusconi cosa ci potevamo aspettare?
1 commento:
Cornuti e mazziati!
Posta un commento