Gaspatcho
Igitur primo pecuniae, deinde imperi cupido crevit: ea quasi materies omnium malorum fuere.
04 marzo 2022
Putinati italici
La gente non sa riconoscere un pretesto da un semaforo. Babbei che blaterano della Russia circondata, quando nessuno si sognerebbe di invadere un paese relativamente povero (ha un PIL che è più basso di quello italiano con due volte e mezzo gli abitanti) e al contempo un esercito potente e qualche migliaio di testate atomiche. Chi dovrebbe attaccarli? E infatti, dopo Hitler, nessuno li ha più attaccati, mentre loro hanno invaso Ungheria, Cecoslovacchia, Afghanistan, Georgia, Crimea, Donbass e Ucraina, solo nel secondo dopoguerra. Gli Stati vicini hanno aderito alla NATO proprio per non essere invasi ancora dai russi e vivere finalmente in modo democratico e occidentale. Cosa che, evidentemente, ai russi non va giù, perché mette in pericolo una dittatura che dura ormai da 23 anni, con Putin che ammazza e incarcera giornalisti e oppositori, che reprime il dissenso interno, che ha pure cambiato la costituzione per rimanere in carica a vita, che ha raso al suolo la Cecenia perché voleva l'indipendenza da Mosca. Solo idioti totali possono non accorgersi di questi fatti e dar credito ai pretesti della propaganda di regime, per cui gli ucraini un giorno sono nazisti e il giorno dopo un regime giudeo al soldo di Washington. Gente con il QI da bonobo.
09 giugno 2019
Le passeggiate di Gaspozzi.
Terzo giorno in montagna per Gaspozzi che brama la prima passeggiatona annuale.
Ore sette, sveglia.
Ore sette e zero-cinque, Gaspozzi è già vestito, lavato, mangiato e pronto alla partenza.
Ore nove, finalmente cane e compagna sono pronti alla partenza.
Gaspozzi ha avuto tempo per studiarsi a memoria la carta topografica da Bolzano ad Hanoi e decide di seguire il sentiero 15 fino ad un intrigante laghetto di montagna.
Salita leggera.
Salita ripidina.
Un paio di svolte cannate.
Ore dieci, Gaspozzi e ciurma sono al laghetto.
Gaspozzi agogna già di togliersi le scarpe ed immergere i piedoni nell'acqua gelida quando...
Oh cazzo, il lago è completamente recintato ed irraggiungibile.
Si rimette mano alla carta topografica e si formula il piano B: raggiungere la malga del buon riposo (nome alquanto invitante) a quota 1699, quasi millessette.
Via.
Salita ripida.
Salita ancora più ripida.
Salita improponibile.
Con la morte in faccia, Gaspozzi vede uno spiazzo pianeggiante... la malga del buon riposo (quasi eterno).
Ad accogliere Gaspozzi arriva un orsocane bovarone del bernese, burbero, ma dal cuore d'oro.
Alla malga si ordinano due torte: una panna-cioccolato-amarene e una al grano saraceno e lamponi.
La sorridente cameriera arriva dopo pochi minuti con due fette di quantità sudtirolese, ovvero mezzo chilo l'una.
Gaspozzi ovviamente ingolla quella più salutare, alla panna, giusto per recuperare le calorie perse nelle salite fatte e in quelle da fare nei prossimi sei mesi.
Dopo un viaggetto alla toilette teutonicamente linda, Gaspozzi e soci si rimettono in cammino.
Discesa.
Discesa ripida.
Discesa da free climbing.
Compare finalmente all'orizzonte il santuario della Madonna di Pietralba, Waissenstain per i madrelingua tedeschi.
Torri e cupole a geometria variabile, coronate da una serie di montagne sullo sfondo.
Paesaggio mozzafiato, anche se il fiato di Gaspozzi era già mozzo da un pezzo.
Dopo una breve sosta con bevuta, il nostro eroe prova ad entrare nel santuario.
Appena messo un piede dentro l'uscio, lo sguardo di una vecchia con rosario lo fulmina.
Gli occhi parlano chiaro: "te possino cecatte se disturbi la mia preghiera" o equivalente crucco.
Gaspozzi rimane turbato ed esce immantinente dal santuario, senza poterne ammirare stucchi ed affreschi.
Ore 13, si riparte.
Scalinata.
Discesa.
Cartello che dice: "grotta della Madonna, 10 minuti".
Gaspozzi non può certo perdersi una grotta della Madonna!
Ci si incammina.
Dopo 10 minuti di cammino, un altro cartello con scritto: "grotta della Madonna, 10 minuti".
Ma come?
Gaspozzi è perplesso, ma riparte imperterrito.
Dopo 10 minuti si trova veramente alla grotta della Madonna.
Gaspozzi, per quanto stanco ed irretito, subodora la fregatura.
La grotta non è una grotta e la Madonna non è la Madonna, ma solo una serie di statuette che si guardano a vicenda sotto una tettoia palesemente posticcia.
Gaspozzi maledice i cartelli e chi li ha scritti e poi si rimette in cammino.
Discesa.
Salita.
Pianura.
Discesa.
Sono le 15 e Gaspozzi è tornato alla dolce baita, ingozzandosi di penne al ragù di capriolo appena sgozzato (non è vero!).
Poi, non sapendo come spendere il suo tempo, scrive la sua storia.
27 maggio 2019
Wind of Change
07 marzo 2015
Bando per candidati alle liste elettorali (Senigallia 2015)
Requisiti per l'iscrizione
09 novembre 2014
La colpa è nostra!
Io ero un ragazzo e forse non comprendevo appieno tutte le implicazioni dell'evento.
Tutta la sua portata storica. La fine di un'epoca. La fine del mito comunista della società perfetta.
Quello che si percepiva chiaramente, anche per un quattordicenne, era la volontà di cambiare.
Finiva il comunismo e, finalmente, finiva anche in Italia quella contrapposizione che ci aveva divisi per 50 anni, con un muro invisibile, ma non per questo meno terribile.
Un odio inveterato, che ha portato alla creazione di gruppi terroristici di destra e di sinistra, che ha portato lo Stato a creare organizzazioni clandestine eversive, che ha dato il via alla stagione delle stragi, della strategia della tensione, della paura.
Nel 1989 tutto questo venne spazzato via. C'era volontà di cambiamento, c'era la voglia di dimenticare lo spettro dell'annichilimento nucleare. C'era voglia di pacificazione.
Vedevamo i tedeschi dell'Est abbracciare i loro fratelli dell'Ovest. I polacchi si liberavano del regime di Jaruzelsky, i romeni si affrancavano dagli orrori di Ceausescu. Cechi, slovacchi ed ungheresi uscivano dall'incubo sovietico senza la paura di ulteriori invasioni dei carri armati russi.
La stessa Russia si ribellava per ottenere una vera democrazia.
In Cina un uomo fermava i carri armati del regime a piazza Tiennan Men il 5 giugno dello stesso anno.
C'era un clima di ottimismo, di speranza, c'era un futuro radioso davanti a noi ragazzini dell'epoca.
Dopo un quarto di secolo cosa ne è stato dei nostri sogni di allora?
Lo spirito europeo è ai minimi termini; i burocrati di Bruxelles hanno annegato il senso di fratellanza del 1989 tra trattati economici e monetari, che nulla hanno a che fare con una volontà politica di unificare popoli storicamente sempre divisi ed in lotta fra loro.
L'Italia è passata da una divisione tra comunisti e anti comunisti ad una divisione ventennale tra berlusconiani ed anti berlusconiani.
I problemi sono sempre gli stessi di 25 anni fa: il Sud è sempre arretrato economicamente, le mafie non sono mai state combattute efficacemente, la corruzione dilaga come ai tempi della Milano da bere (prima di Mani Pulite); abbiamo ancora il nepotismo, siamo ancora un popolo di evasori, lo spirito civico è ai minimi storici, l'economia va male, la disoccupazione è ai massimi.
C'è un clima di pessimismo, non si vede alcuna speranza all'orizzonte, il futuro è nero.
In un quarto di secolo abbiamo buttato al vento i sogni e le speranze del 1989.
In Russia c'è un regime dittatoriale de facto, in Cina i comunisti sono diventati liberali, ma solo economicamente, mantenendo il totalitarismo politico e sociale.
L'Europa è diventata secondaria nello scacchiere mondiale e l'Italia sembra un paese in declino irreversibile.
E la colpa è la nostra.