10 febbraio 2008

Yes, He Can!










Obama ci crede, Obama può farcela e Obama è ormai il front runner dei democratici, dopo il successo elettorale di questo sabato in stati molto importanti come Washington (Seattle) sulla costa del Pacifico, come la Louisiana (New Orleans) nel profondo Sud ed in Nebraska, uno stato del mid-west agricolo.

Obama ha stravinto in tutti questi stati con percentuali bulgare:

  • nello stato di Washington ha ottenuto il 68% delle preferenze contro il misero 31% di Hillary.
  • in Louisiana ha preso il 68% delle preferenze contro il 32% della sua rivale.
  • in Nebraska si è "fermato" al 57% dei voti, mentre la signora Clinton non è andata oltre il 36%.

Una vittoria netta e schiacciante nelle proporzioni che ha prodotto un sostanziale pareggio nella conta dei rappresentanti alla convention democratica.

Obama ha infatti 1112 delegati contro i 1118 della sua rivale (fonte CBS politics), ma se Hillary può sempre contare sull'appoggio del partito e di molti super-delegati non eletti, Obama ha un trend sicuramente favorevole, che l'ha visto recuperare tutto lo svantaggio iniziale (pronosticato dai sondaggi) e proporsi ora come vero favorito alla corsa per la nomination democratica.

Un altro giorno molto importante sarà quello di martedì 12, che vedrà il voto di stati importanti come la Virgina, il Maryland ed il distretto di Columbia (praticamente la capitale federale, Washington).

Questi stati sono tutti situati attorno alla capitale americana e sono abbastanza legati alle tradizioni del Sud in cui Obama ha finora sempre trionfato (a parte la Florida).

Se ci dovesse essere un altro successo del senatore dell'Illinois, la corsa prenderebbe una fisionomia sempre più netta e potrebbe innescare l'effetto traino anche in stati in cui Obama è dato per sfavorito.

In definitiva, ora tocca ad Hillary fare qualche mossa per invertire questa tendenza che la vede in netta difficoltà.

Ora è lei l'underdog, quella che è costretta a rimontare e vedremo come si comporterà in questo suo nuovo ruolo.

Nel campo repubblicano, il voto di sabato ha dato ancora un risultato incerto.

L'abbandono di Romney, come previsto, ha fatto dirottare i voti del senatore mormone del Massachussets verso Huckabee che ha conquistato la vittoria in Kansas, con il 60% dei consensi, e in Louisiana, sul filo di lana con il 43% delle preferenze contro il 42% di McCain.

Molto strano è il risultato nello stato di Washington in cui McCain ha prevalso di una incollatura sul suo rivale, ottenendo il 26% dei consensi contro il 24% di Huckabee.

La stranezza sta nel fatto che Romney, ormai di fatto fuori dalla corsa, ha comunque ottenuto il 17% delle preferenze e che un altro incomodo, Ron Paul, ha preso ben il 21% dei voti.

La vittoria di McCain è stata dunque tutt'altro che netta e dovuta alla divisione dei voti tra i suoi contendenti.

McCain continua ad essere malvisto all'interno del suo stesso partito, soprattutto dall'estrema destra e dai partiti cristiani per le sue vedute troppo liberal su temi etici come i diritti degli omosessuali.

Come ho già ricordato, molti esponenti in vista dei Repubblicani hanno pubblicamente affermato che diserteranno le urne in caso di vittoria di McCain, o che addirittura sono pronti a sostenere il candidato democratico!

In più, la grande perplessità che aleggia intorno al senatore dell'Arizona, sta nel fatto che vince in stati in maggioranza democratica, mentre perde in quelli di fede più spiccatamente repubblicana.

Questo fatto potrebbe rappresentare un grosso handicap in una ipotetica corsa presidenziale dove si vince ottenendo la maggioranza stato per stato!

Per questo la nomination di McCain è tutt'altro che scontata, nonostante il numero di delegati ottenuti lo faccia considerare ancora il favorito numero uno.

Se però i suoi avversari riuscissero a coalizzarsi intorno alla figura di Huckabee anche le primarie repubblicane potrebbero rivelarsi incerte fino alla fine.

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