13 febbraio 2008

Obama e McCain Conquistano il Potomac


Le primarie del Potomac hanno dato finalmente segnali chiari nelle corse alle nomination democratica e repubblicana.



Tra i democratici Obama ha fatto cappotto vincendo nei tre stati in esame (Maryland, District of Columbia e Virginia) con margini abissali, mettendo in vera apprensione la sua rivale Hillary Clinton.
In Maryland, lo stato di Baltimora, Barack ha vinto con il 60% delle preferenze contro il 37% della sua rivale.
In Virginia ha ottenuto il 64% dei voti, mentre Hillary si è fermata al 35%.
Nella capitale federale, Washington, il senatore nero dell'Illinois ha letteralmente trionfato ricevendo tre quarti dei voti (75%) e distanziando la signora Clinton di ben 51 punti percentuali (24%).
Dei distacchi così pesanti ed il fatto che, dopo il super tuesday del 5 febbraio, Obama abbia vinto in tutti gli stati in cui si è votato, fa capire chiaramente che il trend gli è assolutamente favorevole, mentre la sua rivale deve inventarsi qualcosa per invertire la marea.
Già dopo il voto in Maine, la Clinton aveva licenziato la responsabile della sua campagna elettorale, Patty Solis Doyle, affidandosi ad una sua collaboratrice di vecchia data Maggie Williams.
La mossa della Clinton evidenziava la consapevolezza di essere in difficoltà e la volontà di cambiare registro alla sua campagna elettorale.
Il cambio di rotta potrebbe però essere tardivo, poiché la marea nera di Obama sta letteralmente travolgendo tutti gli stati in cui si vota ed ormai Barack è in testa anche nel conteggio dei delegati alla convention democratica di Denver.
I dati della CBS danno 1242 delegati ad Obama contro i 1175 di Hillary.
Decisivo, almeno per le tendenze, sarà il voto del 4 marzo in stati grandi ed importanti come Ohio e Texas.
L'ex first-lady ha dunque tre settimane di tempo per tirare qualche coniglio fuori dal cilindro e nei suddetti stati la sfida sembra molto aperta.
Soprattutto il Texas la vede favorita in quanto la comunità ispanica, che vota per lei, è molto importante e lo stato è uno dei più conservatori d'America.
Se Hillary riuscisse a frenare la striscia di vittorie di Obama potrebbe impedirgli di ottenere il numero di delegati necessari per assicurarsi la vittoria (2025), confidando nell'appoggio dei notabili del partito e dei super-delegati, per ottenere la nomination democratica alla corsa presidenaziale.

Tra i repubblicani, la vittoria di McCain sembra invece scontata dopo il trionfo del senatore dell'Arizona sul Potomac.
Nelle ultime settimane le vittorie del suo sfidante, Huckabee, avevano fatto scricchiolare le certezze di McCain e la sfiducia in lui di gran parte del partito repubblicano, soprattutto l'ala destra cristiana e ultra-conservatrice, sembrava prefigurare un serrato testa a testa nei rimanenti stati.
Invece il successo di McCain in Maryland, Virginia e nella capitale Washington hanno sedato ogni dubbio, tanto che all'eroe del Viet Nam mancano veramente pochi delegati per raggiungere la sicurezza del successo alla convention repubblicana.
McCain ha già racimolato ben 790 delegati sui 1191 necessari alla nomination mentre il suo rivale Huckabee è fermo a quota 199.
Nel campo del Grand Old Party la corsa sembra essere veramente finita.

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