05 febbraio 2007

Peyton Place

Il XLI (qurantunesimo, non sessantunesimo come scriveva stamane l'articolista di Repubblica on-line) Superbowl della NFL è stato un vero festival della prima volta:

-La prima volta che gli Indianapolis Colts si aggiudicano un SB battendo seccamente 29-17 i Chicago Bears.

-La prima volta nella quale ad alzare il leggendario "Vince Lombardi Trophy" sia stato un coach afroamericano, Tony Dungie, quello che aveva vinto più partite di regular-season negli ultimi anni, ma che aveva la fama di perdente nei play-offs.


-La prima volta di Peyton Manning, forse il più grande passatore dei nostri giorni, ma, come il suo coach, con la nomea di "perdente".

Una scimmia sulla spalla che Peyton si portava dietro da tanti anni: dalle sfide con gli ultra-rivali New England Patriots di Tom Brady e Bill Belichick, che per due volte li hanno battuti sulla strada verso il SB e che Peyton ha finalmente superato nel Championship della AFC solo due settimane addietro.
Fino al Championship della passata stagione contro i Pittsburgh Steelers che poi vinsero il XL Superbowl.

Insomma tanto talento, ma pochi attributi nei momenti decisivi.

Una fama non meritata da PM, il quale ha vinto non nel suo anno migliore (anzi in uno dei peggiori, soprattutto nei Play-offs), ma nell'anno in cui la propria squadra si è dimostrata la più completa e capace di vincere anche nelle sue giornate negative.

Tanti QB del passato, da Dan Marino a Elway (prima dei due anelli), avevano ricevuto questa nomea nonostante il loro indiscusso talento, ma Peyton, con l'anello al dito e tanti anni di carriera davanti a sè, può vincere ancora e battere tutti i record della NFL, prima di entrare di diritto nella "Hall of Fame".



Era la prima volta anche per Lovie Smith, il coach dei Bears e di Rex Grossman, il loro QB, ma la fiducia del coach nel suo QB titolare, anche a dispetto di tutte le sue prestazioni opache, ha finito per far naufragare la corrazzata di Chicago e neanche i due mastini della difesa, Urlacher e Briggs, hanno potuto tappare tutte le falle, anzi hanno giocato ampiamente al di sotto dei loro standard abituali facendosi surclassare dall'attacco dei Colts.


Eppure la partita si era messa molto bene per Chicago: kickoff dei Colts e palla al rookie Devin Hester che la riporta direttamente in meta con una corsa da 92 yards per il 7-0 Chicago.

Prima azione, primo touchdown, prima volta che ciò accade in un Superbowl.


L'avvio di Manning è tutt'altro che esaltante: il primo drive di attacco si conclude infatti con un intercetto del DB Harris che anticipa nettamente Marvin Harrison.

Peyton si rifà subito dopo, con un gran lancio da 53 yards per Reggie Wayne. Vinatieri non riesce però a segnare il punto addizionale per colpa del suo holder e quindi il punteggio rimane sul 7-6 per i Bears.



A questo punto inizia la fiera del "Fumble", ovvero della palla persa (alla fine saranno ben 6!): inizia Chicago perdendo malamente la palla sul ritorno del kickoff di Vinatieri.
Manning però restituisce subito la palla agli orsi dell'Illinois commettendo a sua volta un fumble ricoperto da Anderson sulle proprie 43 yards.



Da qui prende vita un bel drive dell'attacco di Chicago (l'unico forse della partita), che si conclude con un TD pass di Grossman su Mushin Muhammad, dopo che Jones aveva corso la palla per ben 52 yds fin quasi all' end-zone degli avversari.
I Bears si portano sul 14-6 e l'inerzia sembra tutta dalla loro parte.



Allo scadere del I quarto Chicago perde Cedric Benson, uno dei loro running-backs, per infortunio e questo li condizionerà gravemente per tutta la gara.

I Colts incominciano a martellare gli avversari con le corse di Addai e Rhodes e ottengono 3 punti con un field goal di Vinatieri. CHI 14- IND 9


Chicago invece inizia la collezione dei "three-and-out" (non chiuderanno più un down per ben 25 minuti!), mentre l'attacco dei Colts carbura sul serio miscelando sapientemente corse e lanci.
Il Touchdown di Rhodes con una corsa da una yarda è solo il coronamento di un drive eccellente e rappresenta il sorpasso: IND 16 - CHI 14.



Il finale del II quarto è tutto dei Colts che però non riescono ad allungare a causa dell'errore di Vinatieri che manda a lato un field goal da 36 yards proprio allo scadere del I tempo.

Nell'intervallo c'è il solito mega show ammerrigano con 100.000 ballerini e un Prince che definire kitsch è riduttivo:


Diciamo che la giacchetta verde-mare accostata con la camicetta arancione, che lascia intravedere il petto villoso, e soprattutto il copricapo in stile "Mami" di Via col Vento sono tutto tranne che eleganti!!!

Pacchianissimo.

La partita vera è ancora tutta da giocare, ma i Colts hanno invertito l'inerzia e confermano il loro buon momento anche nel terzo periodo quando Vinatieri si riscatta mettendo tra i pali il field goal del 19-14 per Indianapolis.

La reazione dei Bears è inesistente anche se i Colts non approfittano del tutto del momento negativo della squadra dell'Illinois. Il risultato è un altro field goal di Vinatieri (il quale, alla fine, conquisterà il suo 4 anello e il record assoluto di FG realizzati al Superbowl) che porta i Colts sul 22-14.

Grossman è inguardabile, ma il suo allenatore lo tiene in campo e si affida soprattutto alle corse di Jones. Alla fine un field goal di Gould dalle 44 yards riporta sotto i Bears sul 17-22 allo scadere del III quarto.

Il primo drive dell'ultimo periodo è quello decisivo: Grossman deve vincere la partita con i suoi lanci e sembra aver trovato un pò di fiducia con un completo da 22 yards per Muhammad.

La giocata successiva sarà la chiave della partita: Grossman lancia una palla altissima che viene intercettata da Hayden, il quale porta l'ovale fino all'end-zone avversaria per il 29-17 che diverrà il risultato finale.

I Colts sono quindi i nuovi "campioni del mondo" di football. Un successo che premia la squadra più completa e più compatta, quella che ha giocato meglio e che ha surclassato gli avversari in tutte le categorie statistiche:
  • 24 primi downs a 11
  • 430 yards di total offense a soli 265
  • 191 yards di corsa contro 111
  • 239 a 154 nei passaggi
  • 38 minuti a 22 come tempo di possesso.

Insomma hanno vinto i migliori.

Tony Dungie può esultare, il suo amico ed ex-collega ai Bucs, Lovie Smith, deve rimproverarsi per la cocciutaggine di aver tenuto in campo fino alla fine un brocco come Rex Grossman.

L'MVP (most valuable player) è stato ovviamente Peyton Manning che ha chiuso con un 25 su 38 per 247 yards, 1 TD e 1 INT. Di certo non è stata la miglior partita della sua vita e forse meritavano questo titolo anche Addai (77 yards su corsa e 66 su ricezione) e Rhodes (21 corse per 113 yards e 1 TD), ma Peyton ha saputo guidare la squadra nei momenti di difficoltà e sulla decisione della giuria ha influito anche tutto il suo passato.

Insomma è stato un premio "alla carriera" che magari Manning riuscirà a rivincere disputando delle prestazioni migliori.

Anche quest'anno è dunque finita la stagione del Football NFL (c'è rimasto solo lo show del Pro Bowl alle Hawaii) e noi appassionati non possiamo far altro che aspettare settembre per rivedere i nostri beniamini in campo.

P.S. ricordo a tutti l'evento del 28 ottobre 2007: a Londra si sfideranno Giants e Dolphins, io ho già prenotato il biglietto!!!

Nessun commento: