21 febbraio 2007

D'Alema e la Politca Estera Italiana

Dopo i recenti dissidi tra le varie anime presenti all'interno della coalizione governativa, finalmente il ministro degli esteri, Massimo D'Alema, ha preso la parola al senato per indicare le linee guida del governo in materia di politica estera.

Un chiarimento era certamente necessario per eviatre che ogni partito andasse a briglia sciolta per la sua strada creando tensioni insopportabili per lo stesso governo.

Vediamo dunque quale sarà la politica estera italiana nel prossimo futuro:

  • Vicenza: D'Alema ha glissato su questo tema dicendo che "il dibattito sull'allargamento della base non è all'ordine del giorno". Questo significa che il governo ignora del tutto la manifestazione di Vicenza e non ha intenzione di tornare su decisioni già prese.
  • Ruolo dell'Italia: E' stato fatto il solito riferimento all'articolo 11 della Costituzione (quello che dice che l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali), salvo poi ricordare a tutti che l'Italia è presente in diversi contesti internazionali da protagonista. Tutto ciò significa che in determinati contesti c'è bisogno di mandare armi e soldati e quindi non ci si può tirare indietro, art.11 o no.
  • Multilateralismo: D'Alema ha molto criticato le scelte unilaterali compiute da Bush dopo l'11 settembre e ha quindi auspicato un ritorno al multilateralismo con scelte discusse e condivise con gli alleati nelle sedi opportune (ONU, NATO, ecc...).
  • Europeismo: spinta dell'Italia al processo dell'integrazione europea, si dell'Italia all' adesione della Turchia nella comunità e rafforzamento del rapporto tra UE, nel suo complesso, e USA.
  • Medio Oriente: equidistanza tra arabi e israeliani.
  • Afghanistan: D'Alema ha criticato la missione ISAF, basata solo sull'azione militare, e ha auspicato un maggiore leadership dell'ONU. Ha anche aggiunto che l'Italia non intende ritirare il proprio contingente per evitare il ritorno dei Talebani e per rivendicare il diritto di esercitare il "nostro peso" nella comunità internazionale.
  • Globalizzazione: no a mere politiche di dazi doganali, ma capacità di accettare le sfide e di cogliere le occasioni fornite dalla globalizzazione.
  • Pena di Morte: D'Alema ribadito l'urgenza di proseguire il lavoro e le campagne per il riconoscimento dei diritti umani l'abolizione della pena di morte nel mondo.

Insomma il ministro degli esteri ha "volato alto" facendo un discorso ampiamente condivisibile nelle linee generali, ma glissando sui temi concreti che hanno diviso maggiormente la coalizione.

Della base di Vicenza non si discute, sull'Afghanistan si ha l'impressione del solito cerchiobottismo: si dice SI alla permanenza del contingente militare, cosa scontata, ma si critica l'approccio militare confidando nell'intervento risolutivo dellONU.

Peccato che in Afghanistan il pericolo maggiore sia la riconquista del territorio da parte dei Talebani e, per far fronte a questa avanzata, servono armi e soldati, non le conferenze internazionali di pace!

Non è neanche molto chiaro cosa dovrebbero fare le Nazioni Unite in questo scenario. Se infatti la guida della missione militare dovesse passare all'ONU sarebbe l'inizio del disastro visti i recenti risultati in Bosnia e Somalia.

In Afghanistan bisogna innanzitutto riprendere il controllo di tutto il territorio, bisogna coinvolgere il Pakistan per garantire maggiore controllo alle sue frontiere, e solo in un secondo momento attivare un "piano Marshall" per far partire una economia che, ad oggi, è basata solo su una agricoltura di sussistenza e sulla vendita degli oppiacei.

Anche sul Medio-Oriente ci sarebbe da discutere: io non penso sia giusto mantenere una equidistanza tra uno stato democratico, Israele, e uno governato dai terroristi fondamentalisti di Hamas.

Come ho già ripetuto più volte in precedenti articoli su Popinga, non ci sono margini di accordo tra israeliani e palestinesi, fin quando questi ultimi si rifiuteranno di riconoscere l'esistenza stessa di Israele e fin quando continueranno la lotta armata e il terrorismo.

Quando finalmente i palestinesi abbandoneranno l'ambiguità e il doppiogiochismo (la faccia buona con gli occidentali e la faccia intransigente con i fratelli arabi) avranno tutto il mio appoggio per rivendicare i loro sacrosanti diritti.

Ora NO.

Per il resto condivido la linea europeista e la battaglia per i diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.

Certo ci vorrebbe un pò più di coraggio e determinazione nel portare avanti queste lotte.

Adesso non ci rimane che seguire il dibattito parlamentare e vedere se il ministro degli esteri ha convinto i membri più riluttanti della coalizione a seguire la sua linea.

Mi sembra però difficile che il governo possa cadere su questo tema anche perchè Diliberto e altri leaders hanno già "invitato" i loro senatori a non fare un regalo alle destre sfiduciando il governo.

Come ha detto Tremonti a Ballarò: al Senato voteranno SI allineati e coperti.

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