25 anni fa cadeva il muro di Berlino.
Io ero un ragazzo e forse non comprendevo appieno tutte le implicazioni dell'evento.
Tutta la sua portata storica. La fine di un'epoca. La fine del mito comunista della società perfetta.
Quello che si percepiva chiaramente, anche per un quattordicenne, era la volontà di cambiare.
Finiva il comunismo e, finalmente, finiva anche in Italia quella contrapposizione che ci aveva divisi per 50 anni, con un muro invisibile, ma non per questo meno terribile.
Un odio inveterato, che ha portato alla creazione di gruppi terroristici di destra e di sinistra, che ha portato lo Stato a creare organizzazioni clandestine eversive, che ha dato il via alla stagione delle stragi, della strategia della tensione, della paura.
Nel 1989 tutto questo venne spazzato via. C'era volontà di cambiamento, c'era la voglia di dimenticare lo spettro dell'annichilimento nucleare. C'era voglia di pacificazione.
Vedevamo i tedeschi dell'Est abbracciare i loro fratelli dell'Ovest. I polacchi si liberavano del regime di Jaruzelsky, i romeni si affrancavano dagli orrori di Ceausescu. Cechi, slovacchi ed ungheresi uscivano dall'incubo sovietico senza la paura di ulteriori invasioni dei carri armati russi.
La stessa Russia si ribellava per ottenere una vera democrazia.
In Cina un uomo fermava i carri armati del regime a piazza Tiennan Men il 5 giugno dello stesso anno.
C'era un clima di ottimismo, di speranza, c'era un futuro radioso davanti a noi ragazzini dell'epoca.
Dopo un quarto di secolo cosa ne è stato dei nostri sogni di allora?
Lo spirito europeo è ai minimi termini; i burocrati di Bruxelles hanno annegato il senso di fratellanza del 1989 tra trattati economici e monetari, che nulla hanno a che fare con una volontà politica di unificare popoli storicamente sempre divisi ed in lotta fra loro.
L'Italia è passata da una divisione tra comunisti e anti comunisti ad una divisione ventennale tra berlusconiani ed anti berlusconiani.
I problemi sono sempre gli stessi di 25 anni fa: il Sud è sempre arretrato economicamente, le mafie non sono mai state combattute efficacemente, la corruzione dilaga come ai tempi della Milano da bere (prima di Mani Pulite); abbiamo ancora il nepotismo, siamo ancora un popolo di evasori, lo spirito civico è ai minimi storici, l'economia va male, la disoccupazione è ai massimi.
C'è un clima di pessimismo, non si vede alcuna speranza all'orizzonte, il futuro è nero.
In un quarto di secolo abbiamo buttato al vento i sogni e le speranze del 1989.
In Russia c'è un regime dittatoriale de facto, in Cina i comunisti sono diventati liberali, ma solo economicamente, mantenendo il totalitarismo politico e sociale.
L'Europa è diventata secondaria nello scacchiere mondiale e l'Italia sembra un paese in declino irreversibile.
E la colpa è la nostra.
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