La nuova tappa di queste estenuanti primarie democratiche 2008 ha visto il trionfo, con amplissimo margine, della ex first-lady, Hillary Clinton.
Hillary ha superato di ben dieci punti percentuali il suo sfidante, Barack Obama, e ritorna prepotentemente in corsa per la nomination democratica.
In Pennsylvania, stato prevalentemente industriale, la signora Clinton ha ottenuto il 55% dei voti a fronte del 45% di Obama.
Il senatore dell'Illinois ha ottenuto un successo significativo solo a Philadelphia, la maggiore città dello stato, dove ha quasi doppiato la sua contendente (65% a 35%) ed a Harrisburg, la capitale, mentre ha perso sia a Pittsburgh, la città famosa per le sue acciaierie, a Erie, sull'omonimo lago, ed in quasi tutte le contee rurali.
In uno stato dove la popolazione afro-americana raggiunge solo il 13% del totale, Obama non è riuscito a fare breccia nell'elettorato bianco, che ha votato al 60% per la Clinton, per la quale hanno votato in massa le donne e le fasce più povere della popolazione.
Obama ha messo molto del suo per arrivare a questo risultato, con alcune gaffes abbastanza grossolane come quando ha affermato che gli operai sono ignoranti.
Ebbene in uno stato prettamente operaio, questa non mi è sembrata una tattica vincente, soprattutto per uno che sinora aveva mostrato grande sagacia.
L'ex first-lady ha invece imboccato nettamente la linea dura, comprendendo che una campagna più soft avrebbe fatto il gioco del suo sfidante.
Il messaggio contenuto negli ultimi spot non lascia alcun dubbio: se l'America è attaccata da tutte le parti, dai peggiori terroristi e dalla crisi economica, solo una persona "esperta" può guidare la Casa Bianca!
Anche le ultime dichiarazioni di politica estera sembrano voler dimostrare il carattere e la determinazione della futura presidentessa: Hillary ha infatti affermato di voler attaccare militarmente l'Iran e di farlo sparire dalla faccia della terra (we would be able to totally obliterate them) se gli iraniani continuassero nei loro piani di attacco ad Israele.
Una dichiarazione che sembra voler attirare le simpatie dei falchi filo-bushiani e, nel contempo, quelle degli ebrei americani, che sono sempre una lobby molto potente.
Il conto totale dei delegati vede ancora in vantaggio Barack Obama, ma la sfida diventa sempre più incandescente e rischia di deteriorare i rapporti all'interno del Partito Democratico.
Le alte gerarchie del partito starebbero infatti cercando una soluzione per non arrivare ancora spaccati alla Convention di Denver, facendo il gioco del già nominato sfidante repubblicano, John McCain.
Anche la scelta del partito sembra però ardua: i sondaggi danno Obama avvantaggiato in una sfida diretta con McCain, ma bisogna ricordare che la Clinton ha vinto le primarie in tutti i maggiori stati (tranne l'Illinois di cui Obama è governatore) e soprattutto ha prevalso in quelli a maggioranza storica dei democratici.
Se si fosse usato il metodo di assegnazione dei delegati usato dai repubblicani, la Clinton avrebbe già vinto a mani basse!
In definitiva anche una decisione dall'alto appare difficile ed il biasimo verso il partito sarebbe molto grande se si puntasse sul cavallo sbagliato!
Siamo a fine aprile e la contesa è ancora aperta, tutti gli scenari sono possibili e sembra molto difficile fare previsioni.
Non ci resta che osservare le mosse dei candidati ed i risultati degli stati in cui si deve ancora votare, per capire chi sfiderà McCain nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre.
Stay Tuned!