Il ddl sulle intercettazioni, presentato dal ministro Alfano ed approvato dal parlamento a tappe forzate, sta per diventare legge. Una legge che rappresenta l'ennesima polpetta avvelenata per gli italiani e l'ultimo chiodo sulla bara dell'informazione italiana, ormai televisivamente unificata nell'impero RaiSet di Fede, Vespa e Minzolini ed ora azzittita tramite multe milionarie e pene draconiane.
Insomma il potere del Nano Piduista vorrebbe mandare i giornalisti in galera, mentre promuove in parlamento mafiosi e corruttori.
In verità la paura delle intercettazioni è bipartisan, poiché nella rete sono caduti anche pesci grossi della sinistra come D'Alema e Fassino, mentre la prima proposta sulla limitazione di questo strumento di indagine scaturì proprio dall'ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella.
Ma quali sono i punti principali che una legge adeguata, ma anche inutile visto poiché basterebbe applicare quelle vigenti, dovrebbe prendere in considerazione?
1-La segretezza delle comunicazioni tra le persone è tutelata dalla Costituzione (art.15) e quindi il ricorso alle intercettazioni come strumento di indagine dovrebbe essere valutato più attentamente. Sono d'accordo quindi che siano più giudici a decidere chi intercettare.
2-La libertà di stampa, anche questa tutelata costituzionalmente (art.21), impone che gli atti pubblici debbano poter essere pubblicati. Non capisco perché si parli di "fuga di notizie" quando i giornali pubblicano atti già in mano alle parti e quindi pubblici.
Poi bisognerebbe capire perché i magistrati non distruggano o secretino le parti che non hanno interesse ai fini penali o processuali, ma questo è un altro discorso.
3-Quando vengono pubblicati atti coperti da segreto o che non hanno alcuna rilevanza processuale, la colpa non deve essere data ai giornalisti, ma a coloro che passano materiale secretato o che non custodiscono a dovere il suddetto materiale. In fondo non è che siano migliaia di persone quelle responsabili della custodia degli atti, ma non si capisce perché nessuno mai venga processato, mentre la colpa viene addossata ai giornalisti ed agli editori.
In questo caso la legge esiste già, ma non viene applicata. E' una prerogativa prettamente italiana quella di promulgare leggi eccessivamente severe, ma che, nei fatti, rimangono inapplicate.
4-Se si vuole intraprendere una vera lotta alla criminalità, non si può togliere agli inquirenti lo strumento più efficace. Ricordo che in Italia la corruzione e la criminalità organizzata sono fenomeni talmente vasti da rappresentare un pericolo serio per la democrazia stessa (voti di scambio, collusioni tra mafia, imprenditoria e politica, ecc...). Non mi sembra proprio il caso di abbassare la guardia su questo versante.
Insomma, l'unica parte che mi convince di questa legge è il ricorso ad un collegio di giudici per disporre le intercettazioni, il resto è un polpettone indigeribile che serve solo a tutelare il buon nome dei criminali.
Insomma il potere del Nano Piduista vorrebbe mandare i giornalisti in galera, mentre promuove in parlamento mafiosi e corruttori.
In verità la paura delle intercettazioni è bipartisan, poiché nella rete sono caduti anche pesci grossi della sinistra come D'Alema e Fassino, mentre la prima proposta sulla limitazione di questo strumento di indagine scaturì proprio dall'ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella.
Ma quali sono i punti principali che una legge adeguata, ma anche inutile visto poiché basterebbe applicare quelle vigenti, dovrebbe prendere in considerazione?
1-La segretezza delle comunicazioni tra le persone è tutelata dalla Costituzione (art.15) e quindi il ricorso alle intercettazioni come strumento di indagine dovrebbe essere valutato più attentamente. Sono d'accordo quindi che siano più giudici a decidere chi intercettare.
2-La libertà di stampa, anche questa tutelata costituzionalmente (art.21), impone che gli atti pubblici debbano poter essere pubblicati. Non capisco perché si parli di "fuga di notizie" quando i giornali pubblicano atti già in mano alle parti e quindi pubblici.
Poi bisognerebbe capire perché i magistrati non distruggano o secretino le parti che non hanno interesse ai fini penali o processuali, ma questo è un altro discorso.
3-Quando vengono pubblicati atti coperti da segreto o che non hanno alcuna rilevanza processuale, la colpa non deve essere data ai giornalisti, ma a coloro che passano materiale secretato o che non custodiscono a dovere il suddetto materiale. In fondo non è che siano migliaia di persone quelle responsabili della custodia degli atti, ma non si capisce perché nessuno mai venga processato, mentre la colpa viene addossata ai giornalisti ed agli editori.
In questo caso la legge esiste già, ma non viene applicata. E' una prerogativa prettamente italiana quella di promulgare leggi eccessivamente severe, ma che, nei fatti, rimangono inapplicate.
4-Se si vuole intraprendere una vera lotta alla criminalità, non si può togliere agli inquirenti lo strumento più efficace. Ricordo che in Italia la corruzione e la criminalità organizzata sono fenomeni talmente vasti da rappresentare un pericolo serio per la democrazia stessa (voti di scambio, collusioni tra mafia, imprenditoria e politica, ecc...). Non mi sembra proprio il caso di abbassare la guardia su questo versante.
Insomma, l'unica parte che mi convince di questa legge è il ricorso ad un collegio di giudici per disporre le intercettazioni, il resto è un polpettone indigeribile che serve solo a tutelare il buon nome dei criminali.