tag:blogger.com,1999:blog-37905575.post8833450372283032756..comments2023-06-07T13:48:59.240+02:00Comments on Gaspatcho: La Paura e la SperanzaGaspatchohttp://www.blogger.com/profile/07090470424307957460noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-37905575.post-8134280733506568612008-09-22T21:47:00.000+02:002008-09-22T21:47:00.000+02:00Ho già letto il commento di questo Lo Cicero, ma o...Ho già letto il commento di questo Lo Cicero, ma onestamente non lo condivido.<BR/><BR/>Io ho letto il libro e ne ho tratto le impressioni che ho inserito nella recensione.<BR/><BR/>Consiglio comunque ai lettori di Gaspatcho a cui interessino i temi trattati di leggersi il libro in questione e di vedere di persona se condividono la mia recensione o quella di Lo Cicero.Gaspatchohttps://www.blogger.com/profile/07090470424307957460noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-37905575.post-58392838421545067122008-09-22T21:07:00.000+02:002008-09-22T21:07:00.000+02:00http://www.ideazione.com/new_2008/rubrica_lo_cicer...http://www.ideazione.com/new_2008/rubrica_lo_cicero/home_lo_cicero.htmAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-37905575.post-20915688049888008492008-09-22T17:42:00.000+02:002008-09-22T17:42:00.000+02:00Io ho detto che condivido abbastanza l'analisi tre...Io ho detto che condivido abbastanza l'analisi tremontiana del recente passato.<BR/><BR/>Quelle che non condivido assolutamente sono le ricette proposte da Tremonti per superare la crisi, ovvero il ritorno allo statalismo ed all'ideologia catto-fascista.<BR/><BR/>Chi ha letto questo libro, non può non aver ripensato al trittico Dio-Patria-Famiglia di Mussoliniana memoria, tanto che, recentemente, è stato lo stesso Tremonti a richiamare il suddetto trittico in una intervista.<BR/><BR/>Rimango basito e sconcertato nel leggere queste cose da quello che si propone come l'ideologo della nuova destra italiana.<BR/><BR/>Nuova destra un corno; questo è il programma della buonanima di Benito Mussolini e di almeno 3/4 di secolo fa.<BR/><BR/>Se è vero che la storia è ciclica, siamo forse al preludio di una nuova dittatura?<BR/><BR/>Le premesse ci sono tutte.Gaspatchohttps://www.blogger.com/profile/07090470424307957460noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-37905575.post-86904187633846149262008-09-22T16:56:00.000+02:002008-09-22T16:56:00.000+02:00L’ultimo libro di Giulio Tremonti , La paura e la ...L’ultimo libro di Giulio Tremonti , La paura e la speranza, ha tenuto banco sulle prime pagine dei quotidiani nelle ultime settimane. <BR/>L’ondata di attenzione sembra esaurita e si può, forse si deve, suggerire la sua lettura per affrontare davvero le domande e le risposte<BR/> che il libro propone. Del libro si è detto che rappresenta una soluzione protezionista, che riscopre e rilancia la centralità dei poteri<BR/> discrezionali del mercato, contro gli eccessi del liberalismo e del pensiero unico diffuso dai profeti del mercato globale.<BR/> Per la verità il libro non parla di questo e, dunque, sarebbe utile ricominciare la discussione partendo dal suo contenuto e non da un<BR/> pregiudizio e da un falso. Essendo il pregiudizio il fatto che la soluzione di Tremonti sia una svolta autarchica e protezionista ed il falso<BR/> che queste affermazioni siano contenuto nel suo volume.<BR/>Il libro non è lungo ma è denso e, per certi versi, volutamente apodittico. Non basta leggerlo: perché il testo lascia aperte molte possibili <BR/>interpretazioni delle diagnosi offerte. Ragionamenti che sono capaci di suggestionare il lettore, e di indurlo a riflettere, ma anche di costringerlo<BR/> ad interrogarsi sulle possibili interpretazioni di quelle suggestioni. Offriamo una serie di anelli della catena con cui Tremonti arriva alla conclusione:<BR/> non è l’unica strada per attraversare il libro ma è certamente uno dei sentieri che passa per quelle pagine.<BR/> Esiste una contraddizione tra i desideri che vengono eccitati dalla scoperta della riproducibilità esponenziale di una serie di beni e servizi<BR/> e la barriera limitazionale che rappresentano i beni non riproducibili, come le risorse naturali. Ma esiste anche la circostanza ineludibile <BR/>che ogni produzione debba necessariamente assorbire una parte di quelle risorse. Per molti secoli l’Europa è stata considerata l’epicentro <BR/>di un mondo, altro da essa e periferico rispetto ai suoi equilibri interni, dal quale estrarre materie prime e risorse naturali da utilizzare per <BR/>alimentare il benessere nel Continente. <BR/>Il Ventesimo secolo - nel quale l’Europa cede questa centralità agli Stati Uniti - si conclude con una tragico epilogo: l’avvento del mercatismo,<BR/> che rappresenta una sintesi deteriore delle due facce di questo “secolo - troppo - breve”, consumismo e comunismo. Essendo il mercatismo<BR/> solo un nuovo modo di vendere e non una nuova organizzazione della relazione tra produzione e bisogni, che essa dovrebbe soddisfare.<BR/> Gli eccessi della finanza creativa, che si combinano con la retorica del mercatismo, anche grazie alla diffusione del faster, better and cheaper<BR/> generato dalle innovazioni tecnologiche, producono un singolare paradosso: un impatto di segno opposto, rispetto ad un eclatante precedente<BR/> storico, tra Europa e Nuovo Mondo. Nel Cinquecento, con la scoperta delle Americhe, l’Europa entra nel Nuovo Mondo. Ora è il Nuovo Mondo<BR/> che entra in Europa, sommergendone i privilegi e le rendite. La storia non dispone della retromarcia, e dunque non esiste una opzione <BR/>conservatrice tradizionale: quella offerta dalla destra nel secolo scorso contro la sinistra. Ma la speranza della sinistra - poter soddisfare<BR/> tutti i desideri con la razionalità fredda della ingegneria sociale, una volta rifiutato il paradigma palingenetico della rivoluzione - <BR/>non porta da nessuna parte. Per andare in un altrove - che non sia il mercatismo ed il suo frigido approdo ad una composizione degli interessi <BR/>nella euforia dei consumi, finanziati dal debito in assenza di una vera espansione delle forze produttive - servono un catalogo dei valori<BR/> ed il calore delle emozioni che la politica può garantire. <BR/>Serve la produzione di coesione sociale grazie ai valori ed alle istituzioni che ne promuovono la crescita.<BR/> Non solo attraverso lo Stato nazione o lo Stato del benessere, sia nella sua versione europea ed austroungarica che in quella<BR/> liberal, del modello mercatista americano. Niente protezionismo, come dicevamo, ma piuttosto una riscoperta della<BR/> dimensione responsabile della politica contro quella meramente rendicontabile della economia e della finanza.<BR/> La descrizione delle forze che ci hanno condotto al punto in cui siamo, in Europa e nei Paesi sviluppati, è più convincente<BR/> della terapia per la costruzione di un futuro effettivamente alternativo e diverso dal mercatismo. Ma di questo si continuerà<BR/> a parlare anche in futuro. E non è detto che tutte le terapie di Tremonti siano davvero convincenti. Per ora basti sfatare<BR/> il tratto protezionista, e in definitiva banalizzante, di un lavoro intellettuale provocatorio e comunque utile per smontare<BR/> vecchi schemi ideologici e pregiudizi politici consolidati. <BR/>(Massimo Lo Cicero economista)Anonymousnoreply@blogger.com